Adorazione verso l’Avvento

“Camminiamo insieme incontro al Signore”

nelle comunità parrocchiali

INTRODUZIONE

LUCERNARIO

PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

TERZA PARTE

QUARTA PARTE

[Introduzione – lettura personale]

  • Vivere il tempo di Avvento significa prepararsi a celebrare la venuta del Figlio di Dio nel mondo. In questa preparazione, tuttavia, non siamo da soli ma accompagnati da guide autorevoli che ci indicano quale strada percorrere.
  • Dalla predicazione del profeta Isaia all’annuncio di Giovanni il Battista, l’avvento del Signore è annunciato, da una parte, come un tempo di gioia e di esultanza; l’inizio di una nuova relazione di Dio con il suo popolo, all’insegna della pace, della giustizia e della misericordia.
  • Dall’altra, esso chiama in causa la nostra vita, ci chiede una profonda conversione e l’apertura alla salvezza che viene da Dio.
  • Gioia universale e vigilanza per la conversione: sono questi i caratteri che segnano la vita di coloro che si preparano al Natale del Signore, alla sua manifestazione in questo mondo quale luce per tutte le genti.
  • Modello e testimone per eccellenza di questi atteggiamenti è la vergine Maria, colei che esulta di gioia nel suo Signore e si rende disponibile a cambiare la propria vita, per dedicarla pienamente al compimento del disegno di salvezza voluto da Dio.

PERCORSO DELL’AVVENTO [lettura personale]

▹1a domenica di Avvento: Vigilanti per il futuro.
La preparazione a celebrare la prima venuta del Signore, ci invita a guardare alla sua prossima venuta nella gloria. Dobbiamo essere vigilanti, perché l’ul­timo giorno tutti i popoli saranno radunati, ma ciascuno, singolar­mente, verrà giudicato dal Figlio dell’uomo.

▹2a domenica di Avvento: Il giorno che porta la conversione.
Isaia descrive il giorno del Signore con immagini apocalittiche di gioia, pace e armonia. È questa la nuova creazione inaugurata dall’avvento del Figlio, ma essa è anche un richiamo al giudizio ultimo e alla con­versione, come dice il Battista.

▹Immacolata Concezione: Maria, un inedito dono di grazia.
L’an­nuncio dell’angelo a Maria e la sua accoglienza del piano divino inau­gurano un inedito dono di grazia: il Signore si fa presente nella storia dell’umanità, si crea una tenda per camminare con il suo popolo e redimerlo.

▹3a domenica di Avvento: La gioia profetica della venuta del Signore.
La gioia pervade l’odierna liturgia della Parola. Il profeta Isaia reca un messaggio di speranza e di giubilo annunciando il giorno del Signore; Gesù lega a sé questa felicità ed elogia l’operato del Battista, ultimo profeta a riconoscere l’avvento di Dio nel mondo.

▹4a domenica di Avvento: Un evento fatto di profezia, carne e Spirito.
L’annuncio di Isaia al re Acaz trova compimento nell’annuncio dell’angelo a Giuseppe. La venuta del Salvatore è un evento che por­ta in sé il compimento delle profezie, è il farsi carne della promessa per opera dello Spirito

LUCERNARIO
Il Rito del lucernario inizia con la processione d’ingresso, opportunamente accompagnata da un brano eseguito con organo. Le luci possono essere poche o soffuse. Uno dei ministri porta la prima lampada d’Avvento spenta e colui che presiede, dal fondo della navata, saluta l’assemblea:

C. O Dio vieni a salvarmi.
A. Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre …

C. Invochiamo la venuta di Cristo, Sole che sorge, perché illumini la nostra esistenza e ci sostenga nella ricerca del bene.

C. Benedetto il Veniente nel nome del Signore. Benedetto il Regno che viene.
A. Benedetto il Veniente nel nome del Signore.

C. Dio nostro il tuo Regno è vicino: gli occhi dei ciechi si aprono, ogni sguardo riconosce la tua Venuta.
A. Benedetto il Veniente nel nome del Signore.

C. Dio nostro il tuo Regno è vicino: gli orecchi dei sordi ti ascoltano, ogni cuore obbedisce alla tua Parola.
A. Benedetto il Veniente nel nome del Signore.

C. Dio nostro il tuo Regno è vicino: la lingua dei muti si scioglie ogni bocca ti prega e ti canta.

Viene accesa la prima delle lampade d’Avvento. Dopo l’accensione della lampada, prosegue la processione verso l’altare, dove viene collocata la lampada e si accendono le luci della chiesa.

Durante la processione si canta:
CAMMINIAMO INCONTRO AL SIGNORE

Camminiamo incontro al Signore,
camminiamo con gioia,
Egli viene non tarderà,
Egli viene ci salverà.

Egli viene il giorno è vicino
e la notte va verso l’aurora.
Eleviamo a Lui l’anima nostra,
non saremo delusi.

Egli viene vegliamo in attesa,
ricordando la sua parola.
Rivestiamo la forza di Dio,
per resistere al male.

Al termine del canto:

C. Noi ti ringraziamo,
Dio onnipotente,
perché ci doni
la luce della sera
quando il giorno
ormai è tramontato:
illumina anche i nostri cuori
con la luce
del tuo Spirito Santo,
affinché restiamo
vigilanti e in preghiera
nell’attesa
del giorno del Messia,
Gesù Cristo tuo Figlio,
nostro Signore,
benedetto ora
e nei secoli dei secoli.
A. Amen.

CANTO DI ESPOSIZIONE DELLA SS. EUCARISTIA
ADORO TE
Sei qui davanti a me,
o mio Signore,
sei in questa brezza
che ristora il cuore,
Roveto che
mai si consumerà,
presenza
che riempie l’anima.

Adoro Te, fonte della Vita,
adoro Te, Trinità infinità.
I miei calzari leverò

su questo santo suolo,
alla presenza Tua mi prostrerò.

Sei qui davanti a me, o mio Signore,
nella tua grazia trovo la mia gioia.
Io lodo, ringrazio e prego perché
il mondo ritorni a vivere in Te.

LITANIA DEI NOMI DI GESÙ (in ginocchio)
(La litania che segue è composta da vari nomi che sant’Ignazio ha usato per Gesù nelle sue lettere e in altri scritti.)

Cel.:   Gesù,
Figlio della Vergine  
   Tutti: Abbi pietà di noi      
Gesù, Signore eterno
di tutte le cose
Gesù, che sarai il nostro eterno giudice
Gesù, divina maestà
Gesù, completa
e perfetta bontà
Gesù, infinito amore
Gesù, infinita sapienza
Gesù, autore e fonte di ogni benedizione
Gesù, nostro perfetto ed eterno bene
Gesù, nostra salvezza
Gesù, nostro aiuto e sostegno
Gesù, nostro Mediatore
Gesù, nostro cibo e compagno nel pellegrinaggio
Gesù, bello e amabile
Gesù, povero e umile
Gesù, fatto obbediente per il nostro bene
Gesù, sprofondato nel dolore
Gesù, nudo sulla croce
Gesù, nostro consolatore
Gesù, nostra pace
Gesù, nostra gioia
Gesù, nostra vita
Gesù, nostra ricompensa senza misura
Gesù, vera vita del mondo
Gesù, nostro modello e guida
Gesù, capo della Chiesa tuo corpo
Gesù, sposo della Chiesa tua sposa
Gesù, àncora della nostra speranza
Sia benedetto il nome di Gesù ora e sempre.

… torna su …

PRIMA PARTE

LETTORE:

DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI ROMANI (13,11-12)
Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvez­za è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il gior­no è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

… silenzio… [Lettura personale]

Sono potenti le tenebre e hanno numerosi alleati: la violenza di chi vuol vincere a qualsiasi costo, il rifiuto di parlare per mettersi d’accordo, lo sfruttamento del prossimo per essere sempre serviti, l’intenzione di pie-gare gli altri, la certezza di aver sempre ragione… È per questo che abbiamo bisogno di una luce per andare avanti e per non cadere nelle trappole disseminate lungo il percorso. Abbiamo bisogno di una luce, per credere che non siamo abbandonati a noi stessi e per riconoscere le tracce che Dio ci offre.

Abbiamo bisogno di luce, ma la luce è già venuta ed è in mezzo a noi! È Gesù Cristo questa luce che ha brillato in mezzo alle tenebre del mondo. Ecco la ragione del Natale! Con la sua nascita Gesù ha portato la luce di Dio nella nostra storia e ha offerto a ognuno di noi la splendida possibilità di abbandonare per sempre le tenebre e di diventare i figli della luce.

Abbiamo acceso la prima candela dell’Avvento, perché la sua fiamma scacci la pigrizia e la stanchezza, perché la sua luce ci tenga svegli lungo il cammino verso il Natale.

Gesù viene, ma non può entrare nella nostra vita se ci dimentichiamo di accendere la luce del nostro cuore.

Gesù viene, ma non può abitare in mezzo a noi se non gli facciamo posto.

La prima candela sarà la luce del mio sorriso offerto a tutti, ogni giorno, come un regalo, perché tu, Signore, vieni per la gioia di tutti!

Dio ci benedica tutti e le tenebre non invadano mai la nostra vita. Arda dentro di noi la speranza, come un fuoco, da tenere sempre acceso.

Preghiamo ora insieme

Antifona: Date l’annunzio ai popoli: Ecco, Dio viene, il nostro Salvatore.

SALMO 140, 1-9   
Preghiera nel pericolo
E dalla mano dell’angelo
il fumo degli aromi
salì davanti a Dio,
insieme con le preghiere dei santi 
(Ap 8, 4).

[a cori alterni]

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; *
   ascolta la mia voce quando t’invoco.
Come incenso salga a te la mia preghiera, *
   le mie mani alzate come sacrificio della sera.

Poni, Signore, una custodia alla mia bocca, *
   sorveglia la porta delle mie labbra.
Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male †
   e compia azioni inique con i peccatori: *
   che io non gusti i loro cibi deliziosi.

Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri, †
   ma l’olio dell’empio non profumi il mio capo; *
   tra le loro malvagità continui la mia preghiera.

Dalla rupe furono gettati i loro capi, *
   che da me avevano udito dolci parole.

Come si fende e si apre la terra, *
   le loro ossa furono disperse
      alla bocca degli inferi.

A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi; *
   in te mi rifugio, proteggi la mia vita.
Preservami dal laccio che mi tendono, *
   dagli agguati dei malfattori.

Gloria ….

Antifona: Date l’annunzio ai popoli:
Ecco, Dio viene, il nostro Salvatore.

CANTO: INNALZIAMO LO SGUARDO

Innalziamo lo sguardo,
rinnoviamo l’attesa:
Ecco viene il Signore,
viene, non tarderà.

Brillerà come luce, la salvezza per noi:
la Parola di Dio nascerà in mezzo a noi.

Questo è tempo di gioia, di speranza per noi:
il Creatore del mondo regnerà in mezzo a noi.

… torna su …

SECONDA PARTE

LETTORE

Dal Vangelo secondo Marco (13,33-37)
▹In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Da un commento di padre Ermes Ronchi
▹L’Avvento è come una porta che si apre, un orizzonte che si allarga, una breccia nelle mura, un buco nella rete, una fessura nel soffitto, una manciata di luce che la liturgia ci getta in faccia. Non per abbagliarci, ma per svegliarci. Per aiutarci a spingere verso l’alto, con tutte le forze, ogni cielo nero che incontriamo. «Al di là della notte ci aspetterà spero il sapore di un nuovo azzurro» (N. Hikmet).

▹Il Vangelo racconta di una notte, stende l’elenco faticoso delle sue tappe: «non sapete quando arriverà, se alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo, o al mattino» (Mc 13,35). Una cosa è certa: che arriverà. Ma intanto Isaia lotta, a nome nostro, contro il ritardo di Dio: ritorna per amore dei tuoi servi… se tu squarciassi i cieli e discendessi.

▹Non è l’essere umano che dà la scalata al cielo, è il Signore delle Alleanze che discende, in cammino su tutte le strade, pellegrino senza casa, che cerca casa, e la cerca proprio in me. Isaia capovolge la nostra idea di conversione, che è il girarsi della creatura verso il Creatore. Ha la sfrontatezza di invocare la conversione di Dio, gli chiede di girarsi verso di noi, ritornare, squarciare i cieli, scendere: di convertirsi alle sue creature. Profezia del nome nuovo di Dio. Finisce la ricerca di Dio e inizia il tempo dell’accoglienza: ecco, io sto alla porta e busso…

▹«Le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese» (S. Weil). Anche un essere umano va sempre atteso. Ci sembra poca cosa, perché noi vogliamo essere attivi, fare, costruire, determinare le cose e gli eventi. Invece Dio non si merita, si accoglie; non si conquista, si attende. Gesù non si stanca di ripetere il ritornello di due atteggiamenti, nostro equipaggiamento spirituale per il percorso dell’attesa: state attenti e vegliate (Mc 13,33.35.37).

▹L’attenzione ha la stessa radice di attesa: è un tendere a… Tutti abbiamo conosciuto giorni in cui la vita non tendeva a niente; sappiamo tutti cos’è una vita distratta, fare una cosa ed avere la testa da un’altra parte; incontrare una persona e non ricordare il colore dei suoi occhi; camminare sulla terra e calpestare tesori di bellezza. Distratti. L’amore è attenzione. L’attenzione è già una forma di preghiera, ed è la grammatica elementare che salva la mia vita interiore.

▹Il secondo atteggiamento: vegliate. Non permettete a nessuno di addormentarvi o di comprarvi. Vegliate sui primi passi della pace, della luce dell’alba che si posa sul muro della notte, o in fondo al tunnel di questa pandemia. Vegliate e custodite tutti i germogli, tutto ciò che nasce e spunta porta una carezza e una sillaba di Dio.

Silenzio.

Preghiera personale.

Preghiamo ora insieme

Antifona: Ecco, il Signore viene e con lui tutti i suoi santi: quel giorno brillerà una grande luce, alleluia.

SALMO 141   
Sei tu il mio rifugio
Cristo nella passione invoca il Padre: «Abbà, Padre! Allontana da me questo calice…» (Mc 14, 33) e domanda la risurrezione sulla quale la Chiesa dei santi fonda la sua fede (cfr. Cassiodoro).

SOLISTA

Con la mia voce al Signore grido aiuto, *
   con la mia voce supplico il Signore;
davanti a lui effondo il mio lamento, *
   al tuo cospetto sfogo la mia angoscia.

Mentre il mio spirito vien meno, *
   tu conosci la mia via.
Nel sentiero dove cammino *
   mi hanno teso un laccio.

Guarda a destra e vedi: *
   nessuno mi riconosce.
Non c’è per me via di scampo, *
   nessuno ha cura della mia vita.

Io grido a te, Signore; †
   dico: Sei tu il mio rifugio, *
   sei tu la mia sorte
      nella terra dei viventi.

Ascolta la mia supplica: *
   ho toccato il fondo dell’angoscia.
Salvami dai miei persecutori *
   perché sono di me più forti.

Strappa dal carcere la mia vita, *
   perché io renda grazie al tuo nome:
i giusti mi faranno corona *
   quando mi concederai la tua grazia.

Gloria …

Antifona: Ecco, il Signore viene e con lui tutti i suoi santi: quel giorno brillerà una grande luce, alleluia.

CANTO: RESTATE QUI

Restate qui, vegliate con me. Vegliate e pregate, vegliate e pregate.

… torna su …

TERZA PARTE

[lettura personale]

(Dalla prima predica di Avvento di P. Raniero Cantalamessa, 2021)

… vorrei attirare l’attenzione su un altro pericolo analogo: quello di vivere “come se la Chiesa non fosse che questo”, e cioè scandali, controversie, scontro di personalità, pettegolezzi o al massimo qualche benemerenza nel campo sociale. In breve, cosa di uomini come tutto il resto nel corso della storia. Quello che mi propongo è di mettere in luce lo splendore interiore della Chiesa e della vita cristiana. Non per chiudere gli occhi sulla realtà dei fatti o per sottrarci alle nostre responsabilità, ma per affrontarle nella prospettiva giusta e non lasciarci schiacciare da esse. Non possiamo chiedere ai giornalisti e ai media di tenere conto di come la Chiesa interpreta se stessa (anche se sarebbe auspicabile che lo facessero), ma la cosa più grave sarebbe se anche noi uomini di Chiesa e ministri del Vangelo finissimo per perdere di vista il mistero che abita la Chiesa e ci rassegnassimo a giocare sempre fuori casa, in trasferta e sulla difensiva.

”Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta”, ha scritto l’Apostolo parlando dei ministri del Vangelo (2 Cor 4,7).Questo è verissimo, ma sarebbe da stolti passare tutto il tempo a discutere del “vaso di creta”, dimenticando “il tesoro” che vi è dentro. L’Apostolo ci aiuta a cogliere addirittura il positivo che c’è in tale situazione. Questo, dice, avviene “affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi (2 Cor 4,7).

Succede con la Chiesa come con le vetrate di una cattedrale. (Io ne ho fatto l’esperienza visitando quella di Chartres). Se uno guarda le vetrate dall’esterno, dalla pubblica via, non vede che pezzi di vetro scuro tenuti insieme da strisce di piombo altrettanto scure. Ma se si entra dentro e si guardano quelle stesse vetrate contro luce, che splendore di colori, di storie e di significati davanti ai nostri occhi! Ecco, noi ci proponiamo di guardare la Chiesa da dentro, nel senso più forte della parola, alla luce del mistero di cui è portatrice.

Ci farà da guida uno dei testi liturgici più tipici dell’Avvento, e cioè Galati 4, 4-7.Esso dice: ”Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”. Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio. ”Nella sua brevità, questo brano è una sintesi di tutto il mistero cristiano. C’è presente la Trinità: Dio Padre, il Figlio suo e lo Spirito Santo; c’è l’incarnazione: ”Dio mandò suo Figlio”; tutto questo non in astratto e fuori del tempo, ma in una storia di salvezza: “nella pienezza del tempo”.

Non manca neppure la presenza, discreta ma essenziale, di Maria: “nato da donna”. C’è finalmente il frutto di tutto ciò: uomini e donne resi figli di Dio e tempio dello Spirito Santo.

… la novità di Cristo non consiste in questo. Consiste piuttosto nel fatto che Dio, rimanendo quello che era nell’Antico Testamento e cioè tre volte santo, giusto e onnipotente, viene ora dato a noi come papà! È questa l’immagine fissata da Gesú all’inizio del Padre nostro e che contiene in nuce tutto il resto: “Padre nostro che sei nei cieli”: “che sei nei cieli”, cioè che sei altissimo, trascendente, che disti da noi quanto il cielo dalla terra; ma “padre nostro”, anzi nell’originale “Abba!”, qualcosa di simile al nostro papà, padre mio. È anche l’immagine di Dio che la Chiesa ha posto all’inizio del suo credo. ”Credo in Dio, Padre onnipotente”: padre, ma onnipotente; onnipotente, ma padre. È questo, del resto, ciò di cui ogni figlio ha bisogno: di avere un padre che si china su di lui, che sia tenero, con cui può giocare, ma che sia, al tempo stesso, forte e sicuro per proteggerlo, infondergli coraggio e libertà.

Preghiamo ora insieme

3 antifona: Verrà il Signore in tutta la sua gloria:
ogni uomo vedrà il Salvatore.

CANTICO    Fil 2, 6-11    Cristo, servo di Dio

[a cori alterni]

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, *
   non considerò un tesoro geloso
     la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso, †
   assumendo la condizione di servo *
   e divenendo simile agli uomini;

apparso in forma umana, umiliò se stesso †
   facendosi obbediente fino alla morte *
   e alla morte di croce.

Per questo Dio l’ha esaltato *
   e gli ha dato il nome
     che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi †
   nei cieli, sulla terra *
   e sotto terra;

e ogni lingua proclami
     che Gesù Cristo è il Signore, *
   a gloria di Dio Padre.

Gloria …………..

3 ant. Verrà il Signore in tutta la sua gloria:
          ogni uomo vedrà il Salvatore.

CANTO: CRISTO GESU’ SPERANZA DELLE GENTI

Cristo Gesù
speranza delle genti,
Cristo Gesù

salvezza di ogni debole,
Cristo Gesù,
ricchezza di ogni povero,
sei la mia eredità.

Re di speranza e di pace,
gioia del mondo sei.
La tua giustizia
e la tua misericordia
splendono su di me.

Quando verrai nella gloria
del regno del Padre tuo
giudicherai
con sapienza e indulgenza
e i miti accoglierai.

… torna su …

QUARTA PARTE

STORIA DI NOMADELFIA [LETTORE]
I nostri adolescenti, nella prossima estate 2023, andranno a fare una esperienza in questa speciale Città!

1900 – 1920 – IL GIOVANE ZENO
Zeno Saltini nasce a Fossoli di Carpi (MO) il 30 agosto del 1900, in una famiglia benestante. Dal nonno, Zeno impara il rispetto per i lavoratori ed il senso di responsabilità verso i più deboli. A 14 anni e mezzo, rifiuta di continuare gli studi, affermando che a scuola insegnano cose che non incidono nella vita, e va a lavorare nei poderi della famiglia: vive in mezzo ai braccianti, conosce le loro miserie e ne condivide le aspirazioni. Soldato di leva a Firenze, Zeno ha uno scontro verbale con un amico anarchico alla presenza degli altri soldati. L’anarchico sostiene che Cristo e la Chiesa sono di ostacolo al progresso umano. Zeno sostiene il contrario, pur riconoscendo che i cristiani sono in gran parte incoerenti. Ma l’anarchico è istruito e lui no: tra i fischi degli altri soldati, Zeno si ritira da solo e decide: “Gli risponderò con la mia vita. Cambio civiltà cominciando da me stesso. Per tutta la vita non voglio più essere né servo né padrone”. Decide di studiare legge e teologia, mentre continua a dedicarsi al recupero di ragazzi sbandati. Si laurea in legge presso l’Università Cattolica di Milano, con l’intenzione di dedicare la sua professione a coloro che erano senza mezzi; presto, però, sente che la sua missione è di farsi sacerdote.

1931 – 1941 – IL SACERDOZIO, L’0PERA PICCOLI APOSTOLI E LE MAMME DI VOCAZIONE
Terminata la formazione come sacerdote, durante la sua prima Messa, all’altare prende come figlio un ragazzo di 17 anni, appena uscito dal carcere: Danilo. A S. Giacomo Roncole, vicino a Modena, don Zeno accoglie come figli altri fanciulli abbandonati e fonda l’Opera Piccoli Apostoli. Ha giurato che mai avrebbe fatto un collegio, ma si rende conto che, perché questo sia possibile, occorre che i suoi figli abbiano anche l’amore di una mamma. Nel 1941 una giovane studentessa, Irene, scappa da casa e si presenta a don Zeno dichiarandosi disposta a far da mamma ai Piccoli Apostoli. Nasce con lei una maternità nuova. Altre giovani donne la seguono, sono le “mamme di vocazione”. Alcuni sacerdoti si uniscono a don Zeno e danno inizio ad una vita comunitaria.

1947-1948 – NASCE NOMADELFIA
Dopo la fine della guerra, nel 1947, i Piccoli Apostoli occupano l’ex campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, per costruire la loro nuova città. Abbattono muraglie e reticolati, mentre accanto alle famiglie di mamme di vocazione si formano le prime famiglie di sposi, che chiedono a don Zeno di poter accogliere i figli abbandonati, decisi ad amarli alla pari di quelli che nasceranno dal loro matrimonio. Il 14 febbraio 1948, la popolazione approva il testo di una Costituzione che verrà firmata sull’altare. L’Opera Piccoli Apostoli diventa così Nomadelfia, che significa dal greco: “Dove la fraternità è legge”.

Nel 1965, don Zeno propone ai nomadelfi una nuova forma di apostolato: le “Serate di Nomadelfia”, uno spettacolo di danze popolari, interrotte da un discorso di don Zeno e da un documentario su Nomadelfia. Nel 1968 inizia la pubblicazione del mensile “Nomadelfia è una proposta”. Nello stesso anno i nomadelfi ottengono dal Ministero della Pubblica Istruzione di educare i figli sotto la loro responsabilità, nella propria scuola interna.

1980 – L’INCONTRO CON IL PAPA
Il 12 agosto del 1980, quando don Zeno è ormai ottantenne, i nomadelfi presentano a Giovanni Paolo II, nella villa di Castel Gandolfo, una “Serata”.  Il 15 GENNAIO 1981 DON ZENO muore. 8 anni dopo sarà il Papa Giovanni Paolo II a visitare Nomadelfia.

Per realizzare una comunione ancora più profonda e aperta, il 22 gennaio del 2012 è stato firmato il primo Patto di Fraternità fra Nomadelfia e una famiglia esterna. Con questo nuovo tipo di legame, si vuole dare la possibilità di vivere il carisma di Nomadelfia anche a chi è impossibilitato dall’aderirvi in modo totale.

17 DICEMBRE 2016 – PAPA FRANCESCO INCONTRA TUTTA LA POPOLAZIONE DI NOMADELFIA
27 anni dopo la visita del Papa Giovanni Paolo II, tutta la popolazione di Nomadelfia viene ricevuta da Papa Francesco. Di seguito, alcuni brani del discorso del Papa.

Cari fratelli e sorelle … Il tempo di Avvento ci aiuta a meditare sul mistero del Figlio di Dio venuto nella carne, che con la sua nascita ha recato al mondo la luce e la pace. Nel Natale Dio si rivela non come colui che sta in alto e che domina l’universo, ma come colui che si abbassa e discende, assumendo l’aspetto fragile di un bambino.

In questo modo, Dio ci insegna che non dobbiamo metterci al di sopra degli altri, ma che siamo chiamati ad abbassarci, a servire per amore i più deboli, a farci piccoli con i piccoli. Se Dio, mediante la venuta di suo Figlio sulla terra, si è coinvolto con l’uomo al punto da farsi come uno di noi, eccetto il peccato, ne consegue che, secondo la parola stessa di Gesù, qualunque cosa avremo fatto a uno dei più piccoli l’avremo fatta a Lui (cfr Mt 25, 40ss).

Don Zeno Saltini, il vostro fondatore, aveva capito bene queste cose e, pur tra difficoltà e incomprensioni, è andato avanti fiducioso, con l’obiettivo di portare la buona semente del Vangelo, anche nei terreni più aridi. E ci è riuscito! La vostra comunità di Nomadelfia ne è la prova.

Don Zeno si presenta a noi oggi come esempio di fedele discepolo di Cristo che, ad imitazione del divino Maestro, si china sulle sofferenze dei più deboli e dei più poveri diventando testimone di una carità inesausta. … Chi avrà nutrito, vestito, accolto uno dei più poveri tra gli uomini, avrà nutrito, accolto, amato lo stesso Figlio di Dio. Chi al contrario avrà respinto, ricacciato, dimenticato uno dei più piccoli e deboli, avrà trascurato Dio stesso. Come dice san Giovanni: «Se non ami il tuo fratello che vedi, come puoi amare Dio che non vedi?» (cfr 1 Gv 4,20).

Cari fratelli e sorelle, il vostro patrimonio spirituale è legato in modo speciale alla vita di fraternità, caratterizzata in particolare dall’accoglienza ai bambini e dalla cura tutta speciale per gli anziani. Vi incoraggio a dare alla società questo esempio di sollecitudine e di tenerezza tanto importante. I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli: i bambini, perché porteranno avanti la storia; gli anziani, perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita. Non stancatevi di coltivare e alimentare questo dialogo tra le generazioni, … nella concretezza della vita quotidiana.
Sarete così capaci di imitare sempre più la prossimità di Dio agli uomini e contemplare nel volto delle persone più fragili l’immagine di Gesù Bambino …

CANTO: POPOLO DI SION

Popolo di Sion,
ecco il Signore verrà

a salvare le genti;
e farà udire, il Signore,

la sua voce gloriosa
con gioia del vostro cuore.

Tu, o pastore d’Israele, ascolta,
guidi Giuseppe come un gregge.
Nella tua bontà tu mi nutri,
sei tu la mia salvezza.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
ti chiedo insegnami i tuoi sentieri.
Nella verità istruiscimi,
sei tu la mia salvezza.

O Dio ricordati del tuo amore.
La fedeltà che è da sempre.
Nella santità tu mi guidi,
sei tu la mia salvezza.

Signore vieni a visitare questa vigna,
proteggi il ceppo che hai piantato.
Nella carità mi rialzi,
sei tu la mia salvezza.

ORAZIONE
Cel.:                   
Guarda, o Padre,
al tuo popolo,
che professa la sua fede
in Gesù Cristo,
nato da Maria Vergine,
crocifisso e risorto,
presente
in questo santo sacramento
e fa’ che attinga
da questa sorgente
di ogni grazia
frutti di salvezza eterna.
Per Cristo nostro Signore.
Tutti:   Amen.

RICEVIAMO LA
BENEDIZIONE EUCARISTICA

PREGHIERA
per l’anno pastorale 2022/2023
Tutti   

Padre di misericordia,
che tutti guardi con amore,
rompi le nostre rigidità
e rendici sensibili al grido dei poveri.

Il tuo Santo Spirito
ci aiuti a costruire
nuovi percorsi di fraternità,
cammini nutriti di umanità e condivisione.

Dal tuo amato Figlio,
fa’ che impariamo il servizio dell’ascolto,
la gioia di un discepolato senza finzioni,
il coraggio della vita che si fa dono.

Come a Betania,
apri il nostro cuore all’ospitalità,
per chi è mortificato dalle ferite del vivere,
smarrito a causa delle nostre incoerenze.

Vergine Odegitria, intercedi per noi Chiesa,
perché non venga meno l’audacia dell’osare,
sapendo sperimentare con generoso slancio
la disponibilità all’incontro e l’entusiasmo del servizio.
Amen.
(+ Giuseppe Satriano)

CANTO: MARIA PORTA DELL’AVVENTO

Maria, tu porta dell’Avvento, signora del silenzio,
sei chiara come aurora, in cuore hai la parola.

Beata, tu hai creduto.
Beata, tu hai creduto.

Maria, tu strada del Signore, maestra nel pregare,
fanciulla dell’attesa, il Verbo in te riposa.

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