Preghiera di Ringraziamento

(a cura del Servizio diocesano di pastorale giovanile)

nell’ultimo giorno dell’anno

31 dicembre 2021

… e diede frutto

CANTO D’INIZIO

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.
T.  Amen.

C. Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi. (Cf. 2 Ts 3,5)
T.  E con il tuo spirito.

C. Carissimi, Gesù Cristo, Principe della pace, nato tra di noi nella povertà,
ha inaugurato il Regno di Dio nel mondo intero.
Nascendo da una donna si è fatto nostro fratello
e insegna agli uomini come amarsi gli uni gli altri.
Il Sole di giustizia, apparso in questi giorni che sono gli ultimi,
rischiara i cuori dei figli
e apre la creazione all’avvento di cieli nuovi e terra nuova.

PREGHIERA DI LODE

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

L. Dio santo, hai voluto nascere da una donna,
Dio santo e forte, hai riposato sul seno di Maria,
Dio santo e immortale, tu hai desiderato abitare in mezzo a noi.

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

L. Nella carne l’Invisibile è diventato visibile,
il Verbo è disceso dal cielo per liberare il suo popolo
e per strappare l’umanità dall’ombra della morte.

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

L. Tu, o Cristo, sei nato quale figlio di Israele,
per realizzare le promesse fatte ai padri
e compiere tutte le profezie.

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

L. Ti sei fatto povero per farci ricchi della tua povertà,
ti sei abbassato assumendo la forma di uno schiavo
per renderci partecipi della tua gloria divina.

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

L. Noi che eravamo non-popolo,
esclusi dalla misericordia e dalla grazia,
siamo diventati gente santa, popolo di Dio.

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

L. Noi che eravamo senza speranza e senza Dio,
esclusi dall’alleanza e dalla promessa,
abbiamo ricevuto grazia su grazia.

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino.

ORAZIONE

C. Padre buono, che in Maria, vergine e madre,
benedetta tra tutte le donne,
hai posto in mezzo a noi la dimora della tua Parola fatta carne,
donaci il tuo Spirito santo,
affinché tutta la nostra vita nel segno della benedizione
accolga il tuo dono,
Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore,
che vive e regna ora e nei secoli dei secoli.
T.            Amen.

Seduti

LETTURA

Dal Vangelo secondo Matteo (13, 3-9)
      In quel tempo Gesù disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. 
      Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 
      Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 
      Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 
      Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 
      Chi ha orecchi, ascolti”.

RIFLESSIONE PERSONALE

«Il seminatore uscì a seminare.» Già solo questa frase vibra di gioia e di profezia, è colma di promesse e di mietiture, presagio di pane e di fame saziata.

Ancora adesso Dio esce a seminare, e diffonde le sue parabole, i suoi germi di vita a piene mani, e le strade del mondo e dell’anima esultano. Perché Dio appare ancora come il fecondatore infaticabile delle nostre vite. Dio non è il mietitore che valuta e pesa il raccolto, ma è il seminatore: mano che dona, forza che sostiene, giorno che inizia, voce che risveglia.

Questa parabola contiene la certezza forte che domani io sarò più vivo di oggi, per merito della seminagione di Dio, dei suoi semi di vita, della vita di Dio che abita la più piccola delle sue parole, e che non mi lascerà, che «non tornerà indietro senza aver portato frutto», come assicura la profezia di Isaia (55, 11).

La parabola che Gesù racconta ha altri due attori oltre al seminatore: il seme e il terreno. E io so che per tre volte, come dice il racconto, il terreno è sterile, sassoso, non accogliente. Per infinite volte, come dice la mia esperienza, non rispondo al Signore. Poi accade che una volta rispondo, con il trenta, il sessanta, forse il cento per uno.

Ecco la grande proposta di fiducia: verrà il frutto, il piccolo seme avrà il sopravvento. Contro tutti i rovi e tutte le spine, contro tutti i sassi, c’è sempre una terra che accoglie e che fiorisce. E anche se la risposta per tre volte, per tante volte, è negativa, alla fine spunterà il germoglio. È un atto di fede: anche quando vediamo il mondo scosso da atti di violenza incomprensibili e assurdi.

Ma il punto centrale della parabola di oggi sta nel fatto che la vita, così vigorosa, di Dio può essere bloccata da me, dal mio terreno. E quante volte ho fermato il corso del miracolo! Io che sono strada, io che sono campo di pietre e sassi, io che sono groviglio di spine, io che sono cuore calpestato, superficie di pietra, io che coltivo spine nel cuore e radici di veleno…

Spiegando la parabola, Gesù indica tre modi di sbagliare tutto il rapporto con la vita, o con la vita di Dio, che poi è la stessa cosa: perché il sacro e il reale coincidono. 

Gesù riflette su tre immagini, propone tre simboli per indicare tre errori da evitare.

Il primo errore lo compie chi è strada, e non “comprende” la parola; chi è strada aperta a tutte le avventure, chi non si ferma mai: chi non sosta in silenzio e ascolto non può capire. Chi corre sempre è derubato del senso profondo del mistero, derubato della fame di infinito che costituisce la nostra dignità. Chi corre sempre è derubato: vengono gli uccelli, viene il maligno, e derubano, perché egli non si ferma per capire; perché la parola di Dio non è ovvia, perché il vangelo non è scontato: chiede tempo e cuore. 

La parola di Dio chiede un minuto di passione, lavoro, attenzione, intelligenza, una sosta per dare del tempo a Dio, lungo quella strada sulla quale ci pare di essere sempre in ritardo. E forse acceleriamo il nostro andare dietro a voci di illusione. Dice il Signore: Guarda che ti sarà tolto anche quello che credi di avere. A chi non si ferma per capire il vangelo sarà tolta la comprensione del vangelo e perfino il desiderio stesso di capire. Il secondo motivo di fallimento che Gesù propone oggi è il cuore poco profondo, un terreno di sassi, dove non c’è molta terra, dove  dice ancora c’è una gioia immediata ma che non regge alla prima difficoltà. Appena giunge un dolore, la parola resta bruciata.

Gioia e dolore sono quegli eterni sentimenti che si disputano il cuore dell’uomo. Accoglie con gioia e abbandona al primo dolore: così fa il cristiano adolescente che è in me, il cristiano infantile che vive di gratificazioni e rifugge da ciò che costa. Il secondo errore è quello del cuore che vive in questo pendolo superficiale di sensazioni immediate.

Il terzo motivo di fallimento è l’inganno di una vita sbagliata, la spina – dice Gesù – degli affari, degli interessi, delle preoccupazioni, della carriera, che soffoca le altre presenze, soffoca gli altri attorno a noi: non li vediamo più. Soffoca Dio dentro di noi.

La ricchezza è una spina nella carne del mondo, una spina perenne nella storia dell’uomo, ed è anche una spina nella tua vita. E non dà nessun frutto reale, solo inganno, e produce guerra e sangue, produce aridità e non nutre nessuno.

Il nostro compito è diventare terreno profondo, che si apre alla potenza di Dio. E forse la domenica è quel momento in cui la mia strada si arresta, in cui sgomberiamo il cuore dalla superficialità dei sentimenti immediati e facili, in cui troviamo, almeno per un po’, un cuore senza spine, un cuore non più derubato, dove non è più calpestato quel bisogno di infinito che costituisce la nostra dignità.

Mi piace questo Gesù che racconta in parabole. «Il seminatore uscì a seminare» e il mondo è gravido di vita. La parabola fa parlare la vita. La vita non è vuota, non è assenza: c’è qualcosa di Dio nella vita.

Se avessimo occhi per guardare la vita, se avessimo la profondità degli occhi di Gesù, anche noi in questa vita comporremmo parabole, racconteremmo di Dio con parabole e poesia, come faceva Gesù.

«Il seminatore uscì a seminare»: oggi, questa mattina, adesso esce ancora a seminare; ed è grande questo Dio seminatore: è grande perché crede nella bontà e nella forza della Parola più ancora che nei frutti. Crede nella Parola più ancora che nei risultati della Parola: è la Parola che è vera, non gli esiti.

Egli mi chiama a un atto di fede purissima, a credere nel vangelo più ancora che nei risultati visibili del vangelo, a credere che la parola di Dio trasforma la terra anche quando non ne vedo i frutti. Mi chiama a credere nella sua promessa più ancora che nella realizzazione della promessa. 

Questo atto di fede gioiosa e forte, oggi, il Vangelo propone.  Io non ho bisogno di verifiche, ho solo bisogno di grandi campi da seminare e di un cuore non derubato; ho bisogno di un Dio seminatore. E ancora le strade del mondo potranno esultare di vita.

(Ermes Ronchi)

In piedi

CANTO

INVOCAZIONI

Celebrante  Al termine di questo anno, rivolgiamo al Signore le nostre invocazioni per quello che è stato e per quello che verrà.

Kyrie eleison!

Lettore
Dio, pastore buono, abbiamo assicurato il nostro benessere e i popoli non si danno ancora fraternamente la mano.

Dio, misericordia infinita, abbiamo lasciato nascere in noi pensieri e sentimenti che ci pongono gli uni contro gli altri.

Dio, Signore della storia, guarda i nostri sforzi insufficienti ma sinceri, i nostri progetti di giustizia, e convertici alla pace.

Dio, creatore dell’universo, provvedi il cibo ad ogni essere vivente.

Dio, Verità dell’universo, liberaci dalla tentazione dello sfruttamento della terra.

Dio, che continui a vivificare la terra, benedici il lavoro umano e i frutti della terra.

Dio, nostro padre, benedici la tua Chiesa, Papa Francesco, il nostro vescovo Giuseppe, le famiglie, i giovani, i presbiteri, i diaconi e i religiosi, tutti i battezzati siano testimoni del Vangelo.

Dio di salvezza, ricordati di quelli che combattono contro la propria coscienza, di tutti i morenti, i sofferenti, le vittime delle guerre e della pandemia.

Signore Dio, noi ti lodiamo per tutta l’umanità da te creata, aiutaci ad abitare la terra nella solidarietà e nella condivisione.

Celebrante 
Nostro Dio e Signore,
che avvolgi la terra con la tua protezione,
salva tutte le creature da ciò che minaccia la loro vita e la loro bellezza,
affinché possano partecipare alla redenzione di tutto l’universo,
quando avverrà la manifestazione dei figli di Dio
e tuo Figlio verrà nella gloria.
Egli vive e regna ora e nei secoli dei secoli.
T. Amen.

Seduti

LETTURA
Dall’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco (225-226)
D’altra parte, nessuna persona può maturare in una felice sobrietà se non è in pace con sé stessa. E parte di un’adeguata comprensione della spiritualità consiste nell’allargare la nostra comprensione della pace, che è molto più dell’assenza di guerra. La pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita. La natura è piena di parole d’amore, ma come potremo ascoltarle in mezzo al rumore costante, alla distrazione permanente e ansiosa, o al culto dell’apparire? Molte persone sperimentano un profondo squilibrio che le spinge a fare le cose a tutta velocità per sentirsi occupate, in una fretta costante che a sua volta le porta a travolgere tutto ciò che hanno intorno a sé. Questo incide sul modo in cui si tratta l’ambiente. Un’ecologia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, per contemplare il Creatore, che vive tra di noi e in ciò che ci circonda, e la cui presenza «non deve essere costruita, ma scoperta e svelata» (Evangelii Gaudium, 71). Stiamo parlando di un atteggiamento del cuore, che vive tutto con serena attenzione, che sa rimanere pienamente presente davanti a qualcuno senza stare a pensare a ciò che viene dopo, che si consegna ad ogni momento come dono divino da vivere in pienezza. Gesù ci insegnava questo atteggiamento quando ci invitava a guardare i gigli del campo e gli uccelli del cielo, o quando, alla presenza di un uomo in ricerca, «fissò lo sguardo su di lui» e «lo amò» (Mc 10,21). Lui sì che sapeva stare pienamente presente davanti ad ogni essere umano e davanti ad ogni creatura, e così ci ha mostrato una via per superare l’ansietà malata che ci rende superficiali, aggressivi e consumisti sfrenati.

Silenzio di riflessione

In piedi

PREGHIERA CRISTIANA
CON IL CREATO

C. A Dio, che ci chiama alla dedizione generosa e a dare tutto, a Lui che non ci abbandona e con il suo amore, ci conduce a trovare nuove strade di bontà, eleviamo la nostra lode.

Laudato si’!

Lettore
Ti lodiamo, Padre, con tutte le tue creature,
che sono uscite dalla tua mano potente.
Sono tue, e sono colme della tua presenza
e della tua tenerezza.
Laudato si’!

Figlio di Dio, Gesù,
da te sono state create tutte le cose.
Hai preso forma nel seno materno di Maria,
ti sei fatto parte di questa terra,
e hai guardato questo mondo con occhi umani.
Oggi sei vivo in ogni creatura
con la tua gloria di risorto.

Laudato si’!

Spirito Santo, che con la tua luce
orienti questo mondo verso l’amore del Padre
e accompagni il gemito della creazione,
tu pure vivi nei nostri cuori
per spingerci al bene.

Laudato si’!

Signore Dio, Uno e Trino,
comunità stupenda di amore infinito,
insegnaci a contemplarti
nella bellezza dell’universo,
dove tutto ci parla di te.
Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine
per ogni essere che hai creato.
Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti
con tutto ciò che esiste.
Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo affetto
per tutti gli esseri di questa terra,
perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te.
Illumina i padroni del potere e del denaro
perché non cadano nel peccato dell’indifferenza,
amino il bene comune, promuovano i deboli,
e abbiano cura di questo mondo che abitiamo.
I poveri e la terra stanno gridando:
Signore, prendi noi col tuo potere e la tua luce,
per proteggere ogni vita,
per preparare un futuro migliore,
affinché venga il tuo Regno
di giustizia, di pace, di amore e di bellezza.
Laudato si’!

(tratta dall’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco)

TE DEUM

Colui che presiede invita a manifestare il ringraziamento con l’antico inno di lode del TE DEUM.

T.    Noi ti lodiamo Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, santo, santo *
il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli Apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

Le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno figlio del Padre,
tu nascesti dalla vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
Pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

C.  O Padre, che esaudisci sempre
la voce dei tuoi figli,
ricevi il nostro umile ringraziamento,
e fa’ che in una vita serena e libera
dalle insidie del male,
lavoriamo con rinnovata fiducia
all’edificazione del tuo regno.
Per Cristo nostro Signore.
T. Amen.

PADRE NOSTRO

CANTO: ADORIAMO IL SACRAMENTO
1. Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò.
Nuovo patto, nuovo rito
nella fede si compì.
Al mistero è fondamento
la parola di Gesù.

2. Gloria al Padre onnipotente,
gloria al Figlio Redentor,
lode grande, sommo onore
all’eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore
alla santa Trinità. Amen.

PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO

O Dio onnipotente, Signore
del tempo e dell’eternità,
io ti ringrazio perché
lungo tutto il corso di quest’anno
che volge al termine
mi hai sempre accompagnato
con la tua grazia
e mi hai ricolmato dei tuoi doni
e del tuo amore.

Voglio esprimerti
la mia adorazione,
la mia lode
e il mio ringraziamento.
Ti chiedo umilmente perdono,
per i peccati commessi,
per le mie tante
debolezze e miserie.

Accogli il mio sincero desiderio
di amarti di più
e di compiere fedelmente
la tua volontà
per tutto il tempo di vita
che ancora mi concederai.

Ti offro tutte le mie sofferenze
e le buone opere
che, con la tua grazia,
ho compiuto in questo anno,
così come quelle
per l’anno che verrà.

Fa che siano utili, o Signore,
per la salvezza mia
e di tutti i miei cari.
Amen.

BENEDIZIONE EUCARISTICA

CANTO FINALE