Adorazione 4 dicembre 2021

Sabato 04 dicembre 2021

RITIRO COMUNITARIO DI AVVENTO

CANTO DI ESPOSIZIONE

Ubi caritas et amor,
Ubi caritas Deus ibi est.

1. CANTO DI INIZIO

CAMMINIAMO
INCONTRO AL SIGNORE

Camminiamo
incontro al Signore,
camminiamo con gioia,
Egli viene non tarderà,

Egli viene ci salverà.

Egli viene il giorno è vicino
e la notte va verso l’aurora.
Eleviamo a Lui l’anima nostra,
non saremo delusi.

Egli viene vegliamo in attesa,
ricordando la sua parola.
Rivestiamo la forza di Dio,
per resistere al male.

Egli viene, è il Dio fedele,
che ci chiama alla sua comunione.
Il Signore sarà il nostro bene,
noi la terra feconda.

2. DAL VANGELO SECONDO MATTEO 14,1-23

1 In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. 2 Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui».
3 Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. 4 Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!». 5 Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6 Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 7 che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. 8 Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 9 Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data 10 e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. 11 La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. 12 I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.
13 Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14 Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15 Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». 17 Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». 18 Ed egli disse: «Portatemeli qua». 19 E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20 Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21 Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

3. Alcune domande per la riflessione e la preghiera personali.

Mt 14,12-13 

I discepoli del Battista andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto.

  • Il rapporto di Gesù con Giovanni è profondo anche nella distanza. È come se la presenza di Giovanni abitasse in Gesù: la notizia della sua morte provoca un’eco profonda in lui, una risonanza certamente di tipo affettivo, ma non solo.
  • La comunione esprime la natura stessa della Chiesa (LG,5)
  • Paolo VI, commemorando l’apertura del Vaticano II affermò che le linee generali erano state «la comunione, cioè la coesione e la pienezza interiore, nella grazia, nella verità, nella collaborazione.

Mt 14, 16

Date loro voi stessi da mangiare

  • Come la morte di Giovanni è stata elaborata da Gesù facendone un atto di responsabilità che l’ha impegnato nei confronti delle folle, così egli spingerà i suoi discepoli a un’analoga assunzione di responsabilità nei confronti della gente affamata
  • La Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (LG, 5)

Mt 14,14

Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

  • Gesù non è certo incantato dal numero consistente di ascoltatori, ma non si sottrae nemmeno al loro grido, al loro bisogno, alla loro sete. Quando infatti scende dalla barca “prova compassione” per loro e accetta di “cambiare programma” mostrando duttilità e capacità di cogliere nella folla che lo distrae dal suo proposito di solitudine e silenzio, un appello da ascoltare e a cui obbedire.
  • La tentazione dell’immobilismo: siccome «si è sempre fatto così» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 33) – questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è sempre fatto così” –, è meglio non cambiare. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr Mt 9,16) (papa Francesco)

Mt 14,17

Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci

  • è come se i discepoli dicessero che la loro povertà, la pochezza a loro disposizione, è ciò che impedisce loro di adempiere la parola di Gesù. Chiediamoci: non è forse una tentazione che abita i cristiani quella di ritenere che la povertà, la mancanza di mezzi sia ciò che ostacola l’evangelizzazione, l’annuncio e la testimonianza del vangelo? Per Gesù è l’esatto contrario: la povertà è condizione necessaria dell’annuncio evangelico. Il vangelo impoverisce e spoglia chi se ne vuole fare testimone e servo. E solo così l’annuncio è fecondo. E la via indicata di Gesù è quella della condivisione. Il poco, condiviso, diventa sufficiente per tutti. E Gesù imbandisce un banchetto, anzi il banchetto messianico
  • La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. Come afferma l’Apostolo Paolo, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1Cor 12,13). Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. (papa Francesco)

4. MOMENTO DI RIFLESSIONE PER L’INIZIO DEL PERCORSO SINODALE

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Aula Nuova del Sinodo
Sabato, 9 ottobre 2021

Cari fratelli e sorelle,

  1. grazie per essere qui, all’apertura del Sinodo. Siete venuti da tante strade e Chiese, ciascuno portando nel cuore domande e speranze, e sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento nel nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità. Ribadisco che il Sinodo non è un parlamento, che il Sinodo non è un’indagine sulle opinioni; il Sinodo è un momento ecclesiale, e il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo.
  2. Viviamo questo Sinodo nello spirito della preghiera che Gesù ha rivolto accoratamente al Padre per i suoi: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare, come scriveva San Cipriano: «Dobbiamo mantenere e rivendicare con fermezza quest’unità, soprattutto noi Vescovi che presidiamo nella Chiesa, per dar prova che anche lo stesso episcopato è uno solo e indiviso» (De Ecclesiae Catholicae Unitate, 5). Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito.
  3. Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunionepartecipazionemissione. Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5). Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra.
  4. Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – «le linee maestre, enunciate dal Concilio». Commemorandone l’apertura, affermò infatti che le linee generali erano state «la comunione, cioè la coesione e la pienezza interiore, nella grazia, nella verità, nella collaborazione […] e la missione, cioè l’impegno apostolico verso il mondo contemporaneo» (Angelus, 11 ottobre 1970), che non è proselitismo.
  5. Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia: da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio. E aggiungeva: «Conviene sommamente che nella Chiesa si celebrino Sinodi ordinari e, all’occorrenza, anche straordinari» i quali, per portare frutto, devono essere ben preparati: «occorre cioè che nelle Chiese locali si lavori alla loro preparazione con partecipazione di tutti» (Discorso a conclusione della II Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985).
  6. Ecco dunque la terza parola, partecipazione. Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno. Vorrei dire che celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera.
  7. E questo non per esigenze di stile, ma di fede. La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. Come afferma l’Apostolo Paolo, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile! Tutti battezzati, questa è la carta d’identità: il Battesimo.
  8. Il Sinodo, proprio mentre ci offre una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, non è esente da alcuni rischi. Ne cito tre. Il primo è quello del formalismo. Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro. Invece il Sinodo è un percorso di effettivo discernimento spirituale, che non intraprendiamo per dare una bella immagine di noi stessi, ma per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia.
  9. Dunque, se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici. Perché sottolineo questo? Perché a volte c’è qualche elitismo nell’ordine presbiterale che lo fa staccare dai laici; e il prete diventa alla fine il “padrone della baracca” e non il pastore di tutta una Chiesa che sta andando avanti. Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via.
  10. Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo – l’astrazione, la realtà va lì e noi con le nostre riflessioni andiamo da un’altra parte –: far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”, dove si procede in modo superficiale e mondano, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche e staccandosi dalla realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo.
  11. Infine, ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome «si è sempre fatto così» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 33) – questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è sempre fatto così” –, è meglio non cambiare. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr Mt 9,16). Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione.
  12. Viviamo dunque questa occasione di incontro, ascolto e riflessione come un tempo di grazia, fratelli e sorelle, un tempo di grazia che, nella gioia del Vangelo, ci permetta di cogliere almeno tre opportunità. La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare. Il Sinodo ci offre poi l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare.
  13. Ascoltare lo Spirito nell’adorazione e nella preghiera. Quanto ci manca oggi la preghiera di adorazione! Tanti hanno perso non solo l’abitudine, anche la nozione di che cosa significa adorare. Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede nelle diverse zone del mondo, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale, sui segnali che provengono dalle realtà locali. Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza.
  14. Dio sempre ha operato così. Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore. E questo non solo a parole, ma con la presenza, così che si stabiliscano maggiori legami di amicizia con la società e il mondo: una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio. Non dimentichiamo lo stile di Dio che ci deve aiutare: vicinanza, compassione e tenerezza.
  15. Cari fratelli e sorelle, sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali. Il padre Congar, di santa memoria, ricordava: «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa» (Vera e falsa riforma nella Chiesa, Milano 1994, 193). E questa è la sfida. Per una “Chiesa diversa”, aperta alla novità che Dio le vuole suggerire, invochiamo con più forza e frequenza lo Spirito e mettiamoci con umiltà in suo ascolto, camminando insieme, come Lui, creatore della comunione e della missione, desidera, cioè con docilità e coraggio.
  16. Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire. Vieni tra noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili. Vieni, Spirito Santo d’amore, apri i nostri cuori all’ascolto. Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio. Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra. Amen.

5. SALMO (a cori alterni)

Tutti
Se il Signore
non costruisce la casa,
invano si affaticano i costruttori.
Se il Signore non vigila sulla città,
invano veglia la sentinella.

Solo
Invano vi alzate di buon mattino
e tardi andate a riposare,
voi che mangiate
un pane di fatica:
al suo prediletto
egli lo darà nel sonno.

Tutti
Ecco,
eredità del Signore sono i figli,
è sua ricompensa
il frutto del grembo.
Come frecce
in mano a un guerriero
sono i figli avuti in giovinezza.

Solo
Beato l’uomo
che ne ha piena la faretra:
non dovrà vergognarsi
quando verrà alla porta
a trattare con i propri nemici.

PADRE NOSTRO

PREGHIERA CORALE

Tutti
Vieni, Spirito Santo.
Fuoco ancora ardente
in questo santo Pane.
Tu che susciti lingue nuove
e metti sulle labbra
parole di vita,
preservaci dal diventare
una Chiesa da museo,
bella ma muta,
con tanto passato
e poco avvenire.

Vieni tra noi,
Spirito dello splendore
di questo santo Pane

perché nell’esperienza sinodale
non ci lasciamo sopraffare
dal disincanto,
non annacquiamo la profezia,
non finiamo per ridurre tutto
a discussioni sterili.

Vieni, Spirito Santo d’amore,
in questo Corpo offerto per noi,
apri i nostri cuori all’ascolto.
Vieni, Spirito di santità,
rinnova il santo
Popolo fedele di Dio.
Vieni, Spirito creatore,
energia divina che si sprigiona
da questo Pane benedetto,

fai nuova la faccia della terra.
Amen.

REPOSIZIONE

Sanctum nomen Domini.
Magnificat anima mea.

oppure

CANTO: TANTUM ERGO

Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò.
Nuovo patto, nuovo rito
nella fede si compì.
Al mistero è fondamento
la Parola di Gesù.

Gloria al Padre Onnipotente,
gloria al Figlio Redentor;
lode grande, sommo onore
all’eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore
alla Santa Trinità. Amen.

BENEDIZIONE EUCARISTICA

LODI DIVINE

  • Dio sia benedetto
  • Benedetto il Suo Santo Nome
  • Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo
  • Benedetto il nome di Gesù
  • Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore
  • Benedetto il Suo preziosissimo Sangue
  • Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare
  • Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
  • Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima
  • Benedetta la Sua Santa e Immacolata Concezione
  • Benedetta la Sua gloriosa Assunzione
  • Benedetto il nome di Maria Vergine e Madre
  • Benedetto San Giuseppe Suo castissimo sposo
  • Benedetto Dio nei Suoi angeli e nei Suoi santi

SALVE REGINA

Salve, Regina,
Mater misericordiae,
vita, dulcedo,
et spes nostra, salve.

Ad te clamamus,
exsules filii Hevae,
ad te suspiramus,
gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.

Eia ergo,
advocata nostra,
illos tuos misericordes oculos
ad nos converte.

Et Jesum, benedictum
fructum ventris tui,
nobis,
post hoc exsilium, ostende.
O clemens,
O pia,
O dulcis Virgo Maria.

Ora Media

SABATO – I SETTIMANA DI AVVENTO –
I SETTIMANA DEL SALTERIO

V. O Dio, vieni a salvarmi
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

INNO

O Spirito Paraclito,
uno col Padre e il Figlio,
discendi a noi benigno
nell’intimo dei cuori.

Voce e mente si accordino
nel ritmo della lode,
il tuo fuoco ci unisca
in un’anima sola.

O luce di sapienza,
rivélaci il mistero
del Dio trino ed unico,
fonte d’eterno Amore. Amen.  

Ant. I profeti l’avevano annunziato: il Salvatore nascerà dalla Vergine Maria.

SALMO 118, 33-40  V (He)

Indicami, Signore, la via dei tuoi precetti *
   e la seguirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge *
   e la custodisca con tutto il cuore.

Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, *
   perché in esso è la mia gioia.
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti *
   e non verso la sete del guadagno.

Distogli i miei occhi dalle cose vane, *
   fammi vivere sulla tua via.
Con il tuo servo sii fedele alla parola *
   che hai data, perché ti si tema.

Allontana l’insulto che mi sgomenta, *
   poiché i tuoi giudizi sono buoni.
Ecco, desidero i tuoi comandamenti; *
   per la tua giustizia fammi vivere.

Gloria al Padre …

SALMO 33    Il Signore è la salvezza dei giusti
 Avete gustato come è buono il Signore (1 Pt 2, 3).

I  (2-11)
Benedirò il Signore in ogni tempo, *
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore, *
    ascoltino gli umili e si rallegrino.

Celebrate con me il Signore, *
    esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto *
    e da ogni timore mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti, *
    non saranno confusi i vostri volti.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta, *
    lo libera da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa *
    attorno a quelli che lo temono e li salva.

Gustate e vedete quanto è buono il Signore; *
    beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi, *
    nulla manca a coloro che lo temono.

I ricchi impoveriscono e hanno fame, *
    ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Gloria al Padre …

II    (12-23)
Venite, figli, ascoltatemi; *
    v’insegnerò il timore del Signore.
C’è qualcuno che desidera la vita *
    e brama lunghi giorni per gustare il bene?

Preserva la lingua dal male, *
    le labbra da parole bugiarde.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, *
    cerca la pace e perseguila.

Gli occhi del Signore sui giusti, *
    i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori, *
    per cancellarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta, *
    li salva da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, *
    egli salva gli spiriti affranti.

Molte sono le sventure del giusto, *
    ma lo libera da tutte il Signore.
Preserva tutte le sue ossa, *
    neppure uno sarà spezzato.

La malizia uccide l’empio *
    e chi odia il giusto sarà punito.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, *
    chi in lui si rifugia non sarà condannato.

Ant. I profeti l’avevano annunziato: il Salvatore nascerà dalla Vergine Maria.

LETTURA BREVE
Is 4, 2   
   In quel giorno il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli scampati di Israele.

Sol. Le nazioni temeranno il tuo nome, Signore;
Tut. la tua gloria, tutti i re della terra.

ORAZIONE   
O Dio, che hai mandato in questo mondo il tuo unico Figlio a liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato, concedi a noi, che attendiamo con fede il dono del tuo amore, di raggiungere il premio della vera libertà. Per Cristo nostro Signore.        

Guida. Benediciamo il Signore.
Tutti. Rendiamo grazie a Dio.