Digiuno – preghiera – carità
PRIMA PARTE
IN PIEDI
SALUTO INIZIALE DEL PRESIDENTE
Cari fratelli e sorelle!
In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente. Per questo rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra.
Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti.
Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (Art. 11).
(Papa Francesco, Angelus 27 febbraio 2022)
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(1) LA QUARESIMA – Un cammino di novità.
La Quaresima conduce ogni cristiano su un sentiero di novità, per vivere una nuova primavera dello spirito. È un sentiero antico, collaudato e tuttavia sempre ricco di scoperte. Perché ci obbliga a disfarci del nostro bagaglio troppo pesante. Perché ci induce a scoprire quello che conta veramente, l’essenziale. In che modo, la Quaresima realizza tutto questo?
Attraverso il digiuno, pratica antica che riporta armonia nel corpo e gli fa avvertire il desiderio di ciò che conta di più: Dio stesso, la sua presenza, la sua Parola. Il digiuno è una medicina tradizionale, estremamente semplice, ma efficace. Ci fa percepire un po’ di fame perché venga a galla quella fame che troppe volte è coperta dal nostro rapporto consumistico con il cibo. È la fame di senso, fame di luce, di saggezza, di fraternità.
Attraverso l’elemosina, che ci distoglie dalla percezione ansiosa dei nostri mali, delle nostre piccole sofferenze e ci fa piegare sull’altro, su chi soffre veramente, su chi si trova nel disagio e non sa come andare avanti. Ci fa conoscere la compassione, il desiderio di portare insieme all’altro il suo peso, che rischia di schiacciarlo perché le sue spalle sono troppo fragili. Ci fa tendere la mano e il cuore. Ci fa scegliere la strada dell’aiuto concreto, senza tante parole, ma ricco di amore e di discrezione.
Attraverso la preghiera, che nasce, prima di tutto, dal desiderio di Dio, non dalla ripetizione di formule e neppure dal bisogno di ricevere qualcosa. Questo desiderio è la fiamma autentica della preghiera, che la tiene accesa e viva. È desiderio di incontrarlo, di ascoltarlo, è tempo “perso” per lui, solo per lui. Strade antiche, che anche quest’anno ci vengono proposte. Rimedi buoni per guarire il nostro cuore malato. Proposte semplici, ma efficaci, per farci vivere al ritmo di Dio, della sua presenza di gioia e di pace.
Preghiera
Sacerdote
A noi che
cominciamo la Quaresima
tu lanci un avvertimento, Gesù.
Elemosina, preghiera, digiuno
rappresentano
tre strade maestre
per vivere
un’autentica conversione.
Tutti
E tuttavia ognuna di esse
può essere anche compromessa
da atteggiamenti sbagliati.
Provare compassione
per le sofferenze
di coloro che ci vivono accanto
significa fare qualcosa
per diminuirle.
Sacerdote
Ma se la carità
diventa esibizione,
un espediente
per averne un vantaggio?
Anche la preghiera,
che rappresenta
un’esperienza di intimità,
un dialogo d’amore
che nasce dall’ascolto,
viene di fatto deturpata
se si aspira a farsi notare,
a mettersi in evidenza,
una sorta di palco
su cui far mostra
della propria devozione.
Tutti
E se il digiuno volesse attirare
su di noi sguardi ammirati,
mentre dovrebbe produrre
effetti contrari
e richiamarci
alla nostra povera fragilità?
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ESPOSIZIONE DEL SS. SACRAMENTO
CANTO
– silenzio – preghiera personale
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SECONDA PARTE
(L) Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-6a; 31-38)
5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe…
31Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. 32Ma egli rispose loro: “Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?”. 34Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica”.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2022
«Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a)
(2) Cari fratelli e sorelle,
la Quaresima è tempo favorevole di rinnovamento personale e comunitario che ci conduce alla Pasqua di Gesù Cristo morto e risorto. Per il cammino quaresimale del 2022 ci farà bene riflettere sull’esortazione di San Paolo ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a).
- Semina e mietitura
Nel brano della Lettera ai Galati, l’Apostolo evoca l’immagine della semina e della mietitura, tanto cara a Gesù (cfr Mt 13). San Paolo ci parla di un kairós: un tempo propizio per seminare il bene in vista di una mietitura. Cos’è per noi questo tempo favorevole? Certamente lo è la Quaresima, ma lo è anche tutta l’esistenza terrena, di cui la Quaresima è in qualche modo un’immagine (S. Agostino). Nella nostra vita troppo spesso prevalgono l’avidità e la superbia, il desiderio di avere, di accumulare e di consumare, come mostra l’uomo stolto della parabola evangelica, il quale riteneva la sua vita sicura e felice per il grande raccolto accumulato nei suoi granai (cfr Lc 12,16-21). La Quaresima ci invita alla conversione, a cambiare mentalità, così che la vita abbia la sua verità e bellezza non tanto nell’avere quanto nel donare, non tanto nell’accumulare quanto nel seminare il bene e nel condividere.
Il primo agricoltore è Dio stesso, che con generosità «continua a seminare nell’umanità semi di bene» (Enc. Fratelli tutti, 54). Durante la Quaresima siamo chiamati a rispondere al dono di Dio accogliendo la sua Parola «viva ed efficace» (Eb 4,12). L’ascolto assiduo della Parola di Dio fa maturare una pronta docilità al suo agire (cfr Gc 1,21) che rende feconda la nostra vita. Se già questo ci rallegra, ancor più grande però è la chiamata ad essere «collaboratori di Dio» (1 Cor 3,9), facendo buon uso del tempo presente (cfr Ef 5,16) per seminare anche noi operando il bene. Questa chiamata a seminare il bene non va vista come un peso, ma come una grazia con cui il Creatore ci vuole attivamente uniti alla sua feconda magnanimità.
E la mietitura? Non è forse la semina tutta in vista del raccolto? Certamente. Il legame stretto tra semina e raccolto è ribadito dallo stesso San Paolo, che afferma: «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2 Cor 9,6). Ma di quale raccolto si tratta? Un primo frutto del bene seminato si ha in noi stessi e nelle nostre relazioni quotidiane, anche nei gesti più piccoli di bontà. In Dio nessun atto di amore, per quanto piccolo, e nessuna «generosa fatica» vanno perduti (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 279). Come l’albero si riconosce dai frutti (cfr Mt 7,16.20), così la vita piena di opere buone è luminosa (cfr Mt 5,14-16) e porta il profumo di Cristo nel mondo (cfr 2 Cor 2,15). Servire Dio, liberi dal peccato, fa maturare frutti di santificazione per la salvezza di tutti (cfr Rm 6,22).
In realtà, ci è dato di vedere solo in piccola parte il frutto di quanto seminiamo giacché, secondo il proverbio evangelico, «uno semina e l’altro miete» (Gv 4,37). Proprio seminando per il bene altrui partecipiamo alla magnanimità di Dio: «È grande nobiltà esser capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina» (Enc. Fratelli tutti, 196). Seminare il bene per gli altri ci libera dalle anguste logiche del tornaconto personale e conferisce al nostro agire il respiro ampio della gratuità, inserendoci nel meraviglioso orizzonte dei benevoli disegni di Dio.
La Parola di Dio allarga ed eleva ancora di più il nostro sguardo: ci annuncia che la mietitura più vera è quella escatologica, quella dell’ultimo giorno, del giorno senza tramonto. Il frutto compiuto della nostra vita e delle nostre azioni è il «frutto per la vita eterna» (Gv 4,36), che sarà il nostro «tesoro nei cieli» (Lc 12,33; 18,22). Gesù stesso usa l’immagine del seme che muore nella terra e fruttifica per esprimere il mistero della sua morte e risurrezione (cfr Gv 12,24); e San Paolo la riprende per parlare della risurrezione del nostro corpo: «È seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale» (1 Cor 15,42-44). Questa speranza è la grande luce che Cristo risorto porta nel mondo: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1 Cor 15,19-20), affinché coloro che sono intimamente uniti a lui nell’amore, «a somiglianza della sua morte» (Rm 6,5), siano anche uniti alla sua risurrezione per la vita eterna (cfr Gv 5,29): «Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13,43).
silenzio – preghiera personale
CANTO
TERZA PARTE
(L) Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 15,54-58)
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?»
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Parola di Dio.
(3) 2. «Non stanchiamoci di fare il bene»
La risurrezione di Cristo anima le speranze terrene con la «grande speranza» della vita eterna e immette già nel tempo presente il germe della salvezza (cfr Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 3; 7). Di fronte all’amara delusione per tanti sogni infranti, di fronte alla preoccupazione per le sfide che incombono, di fronte allo scoraggiamento per la povertà dei nostri mezzi, la tentazione è quella di chiudersi nel proprio egoismo individualistico e rifugiarsi nell’indifferenza alle sofferenze altrui. Effettivamente, anche le migliori risorse sono limitate: «Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono» (Is 40,30). Ma Dio «dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. […] Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,29.31). La Quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e la nostra speranza nel Signore (cfr 1 Pt 1,21), perché solo con lo sguardo fisso su Gesù Cristo risorto (cfr Eb 12,2) possiamo accogliere l’esortazione dell’Apostolo: «Non stanchiamoci di fare il bene» (Gal 6,9).
Non stanchiamoci di pregare. Gesù ha insegnato che è necessario «pregare sempre, senza stancarsi mai» ( Lc 18,1). Abbiamo bisogno di pregare perché abbiamo bisogno di Dio. Quella di bastare a noi stessi è una pericolosa illusione. Se la pandemia ci ha fatto toccare con mano la nostra fragilità personale e sociale, questa Quaresima ci permetta di sperimentare il conforto della fede in Dio, senza la quale non possiamo avere stabilità (cfr Is 7,9). Nessuno si salva da solo, perché siamo tutti nella stessa barca tra le tempeste della storia (27 marzo 2020, Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia); ma soprattutto nessuno si salva senza Dio, perché solo il mistero pasquale di Gesù Cristo dà la vittoria sulle oscure acque della morte. La fede non ci esime dalle tribolazioni della vita, ma permette di attraversarle uniti a Dio in Cristo, con la grande speranza che non delude e il cui pegno è l’amore che Dio ha riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,1-5).
Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita. Il digiuno corporale a cui ci chiama la Quaresima fortifichi il nostro spirito per il combattimento contro il peccato. Non stanchiamoci di chiedere perdono nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, sapendo che Dio mai si stanca di perdonare. [3] Non stanchiamoci di combattere contro la concupiscenza, quella fragilità che spinge all’egoismo e ad ogni male, trovando nel corso dei secoli diverse vie attraverso le quali far precipitare l’uomo nel peccato (cfr Enc. Fratelli tutti, 166). Una di queste vie è il rischio di dipendenza dai media digitali, che impoverisce i rapporti umani. La Quaresima è tempo propizio per contrastare queste insidie e per coltivare invece una più integrale comunicazione umana (cfr ibid., 43) fatta di «incontri reali» (ibid., 50), a tu per tu.
Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo. Durante questa Quaresima, pratichiamo l’elemosina donando con gioia (cfr 2 Cor 9,7). Dio «che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento» (2 Cor 9,10) provvede per ciascuno di noi non solo affinché possiamo avere di che nutrirci, bensì affinché possiamo essere generosi nell’operare il bene verso gli altri. Se è vero che tutta la nostra vita è tempo per seminare il bene, approfittiamo in modo particolare di questa Quaresima per prenderci cura di chi ci è vicino, per farci prossimi a quei fratelli e sorelle che sono feriti sulla strada della vita (cfr Lc 10,25-37). La Quaresima è tempo propizio per cercare, e non evitare, chi è nel bisogno; per chiamare, e non ignorare, chi desidera ascolto e una buona parola; per visitare, e non abbandonare, chi soffre la solitudine. Mettiamo in pratica l’appello a operare il bene verso tutti, prendendoci il tempo per amare i più piccoli e indifesi, gli abbandonati e disprezzati, chi è discriminato ed emarginato (cfr Enc. Fratelli tutti, 193).
silenzio – preghiera personale
CANTO
QUARTA PARTE
(L) Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (12, 9-18)
9La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; 10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. 12Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. 13Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. 16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti.
(4) 3. «Se non desistiamo, a suo tempo mieteremo»
La Quaresima ci ricorda ogni anno che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno» (ibid., 11). Chiediamo dunque a Dio la paziente costanza dell’agricoltore (cfr Gc 5,7) per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta. Chi cade, tenda la mano al Padre che sempre ci rialza. Chi si è smarrito, ingannato dalle seduzioni del maligno, non tardi a tornare a Lui che «largamente perdona» (Is 55,7). In questo tempo di conversione, trovando sostegno nella grazia di Dio e nella comunione della Chiesa, non stanchiamoci di seminare il bene. Il digiuno prepara il terreno, la preghiera irriga, la carità feconda. Abbiamo la certezza nella fede che «se non desistiamo, a suo tempo mieteremo» e che, con il dono della perseveranza, otterremo i beni promessi (cfr Eb 10,36) per la salvezza nostra e altrui (cfr 1 Tm 4,16). Praticando l’amore fraterno verso tutti siamo uniti a Cristo, che ha dato la sua vita per noi (cfr 2 Cor 5,14-15) e pregustiamo la gioia del Regno dei cieli, quando Dio sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28).
La Vergine Maria, dal cui grembo è germogliato il Salvatore e che custodiva tutte le cose «meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19) ci ottenga il dono della pazienza e ci sia vicina con la sua materna presenza, affinché questo tempo di conversione porti frutti di salvezza eterna.
silenzio – preghiera personale
CANTO
INVOCAZIONI
Sacerdote
Padre santo, Dio di bontà infinita.
Tu continui a chiamare i peccatori
a rinnovarsi nel tuo Spirito
e manifesti la tua onnipotenza
soprattutto nella grazia del perdono.
Tutti
Molte volte gli uomini
hanno infranto la tua alleanza,
e tu invece di abbandonarli
hai stretto con loro un vincolo nuovo
per mezzo di Gesù,
tuo Figlio e nostro redentore:
un vincolo così saldo
che nulla potrà mai spezzare.
Sacerdote
Anche a noi offri
un tempo di riconciliazione e di pace,
perché affidandoci unicamente
alla tua misericordia
ritroviamo la via del ritorno a te,
e aprendoci all’azione dello Spirito Santo
viviamo in Cristo la vita nuova,
nella lode perenne del tuo nome
e nel servizio dei fratelli.
Tutti
Eravamo morti a causa del peccato
e incapaci di accostarci a te,
ma tu ci hai dato la prova suprema
della tua misericordia,
quando il tuo Figlio, il solo giusto,
si è consegnato nelle nostre mani
e si è lasciato inchiodare sulla croce.
Sacerdote
Prima di stendere le braccia
fra il cielo e la terra,
mentre cenava,
prese questo pane e rese grazie
con la preghiera di benedizione,
lo spezzò, lo diede ai discepoli, e disse:
Prendete, e mangiatene tutti:
questo è il mio Corpo
offerto in sacrificio per voi.
Tutti
Aiutaci a costruire insieme il tuo regno
fino al giorno in cui verremo
davanti a te nella tua casa,
santi tra i santi.
Allora nella creazione nuova,
finalmente liberata dalla corruzione della morte
canteremo l’inno di ringraziamento
che sale a te dal tuo Cristo vivente in eterno.
CANTO: TANTUM ERGO
Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò.
Nuovo patto, nuovo rito
nella fede si compì.
Al mistero è fondamento
la Parola di Gesù.
Gloria al Padre Onnipotente,
gloria al Figlio Redentor;
lode grande, sommo onore
all’eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore
alla Santa Trinità. Amen.
BENEDIZIONE EUCARISTICA
LODI DIVINE
- Benedetto il Dio dei nostri Padri
- Benedetto il Suo Nome Santo
- Benedetto Gesù, Misericordia del Padre
- Benedetto Gesù, Unico Salvatore
- Benedetto Gesù, Pane per il nostro viaggio
- Benedetto Gesù, Acqua per la nostra sete
- Benedetto Gesù, Eterno Riconciliatore
- Benedetto lo Spirito Santo, Sorgente di ogni ministero
- Benedetto lo Spirito Santo, Anima della Comunità
- Benedetta la Vergine Maria, Madre di Cristo e dei Popoli
- Benedetta la Vergine Maria, Modello dei Cristiani
- Benedetta la Vergine Maria, Sede della Sapienza
- Benedetti Voi, Uomini e Donne, Amici del Signore
- Il nostro Dio sia annunziato a tutti
- AMEN, AMEN, ALLELUIA!
REPOSIZIONE
Sanctum nomen Domini.
Magnificat anima mea.
Preghiera per la Pace
Sacerdote
O Padre,
autore e amante della pace,
a te si rivolgono
le persone di buona volontà,
mentre dalla terra
si eleva il grido dei popoli
minacciati dalla guerra.
Tutti
Ti preghiamo per l’Ucraina
e per tutti i Paesi afflitti
da orrori e lacrime:
ogni azione e iniziativa politica
sia al servizio
della fratellanza umana,
più che di interessi di parte,
perché tutti
siamo stati creati fratelli.
Sacerdote
Il tuo Figlio, che ha vinto
nel suo sangue ogni inimicizia,
fortifichi nell’amore
il cuore di ogni uomo
e di ogni donna,
affinché nessuno tema
le armi di alcun nemico.
Tutti
Lo Spirito Santo,
Signore della comunione,
ci renda tutti
operatori di giustizia
e strumenti della tua pace.
Amen.