Novena Natale 2021

Introduzione
    La novena di Natale si ispira al Documento preparatorio del Sinodo, “Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. In particolare, guarda a quella prospettiva più ampia del camminare insieme, che abbraccia l’intera umanità, di cui condividiamo «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce» (GS n. 1), perché «nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco» (DP 30).
    Effettivamente appare subito nei vangeli che l’interlocutore di Gesù non è il “gruppetto”, ma la folla, l’uomo della vita comune, il chiunque si trovi lungo la strada, con cui Egli entra in relazione portando un messaggio di salvezza (DP 18). A tutti noi, nello stile di Gesù, vien chiesto di divenire compagni di viaggio, ascoltare coloro che vivono e operano fuori del perimetro ecclesiale. Sono state inserite nella novena le voci provenienti da queste realtà.
    Si parte dalla testimonianza di Fra Francesco, che accogliendo l’invito dell’Arcivescovo: «Vorrei che si “perdesse tempo” con i giovani!», nell’ultima settimana di agosto, insieme ad altri frati e a don Michele Birardi, responsabile della pastorale giovanile diocesana, si sono ritrovati nel quartiere Umbertino della città di Bari per stare con quei giovani che dalle 22.00 sino a notte fonda affollano le strade del quartiere, per poi metterci in ascolto, giorno dopo giorno, del mondo universitario, teatrale, ospedaliero, della scuola, etc…

INTRONIZZAZIONE DELLA
PAROLA DI DIO
(senza la Messa)

Preparare un un posto visibile ove si potrà collocare l’Evangeliario, dopo la processione, affiancato dalle candele e dal turibolo. Il ministro, giunto all’altare, intronizza l’Evangeliario, che viene aperto e incensato.

Canto sulla parola (ad es. n. 2 o 10)
(vai ai canti)

Saluto

C.     Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
A.    Amen.
C.     Fratelli e sorelle,
Dio Padre, che con il consenso di Maria di Nazareth
ha portato a compimento il disegno di salvezza,
sia con tutti voi.
A.    E con il tuo spirito.

Ai piedi del presbiterio, il ministro si rivolge all’altare, come segno sinodale del camminare insieme, e alternandosi con l’assemblea, introduce il seguente responsorio:

C.     «Due di loro erano in cammino» (Lc 24,13).
A.    «Essi narravano ciò che era accaduto e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,35).
C.     «Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27).
A.    «Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero» (Lc 24,29).
C.     «Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino» (Sal 119,105). Per questo essi «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (Lc 24,33).
A.    «Viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio… che scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).

Si accende un cero al presepe per ogni giorno

Orazione (celebrante)
O Dio, nostro Padre,
che in Cristo,
tua parola vivente,
ci hai dato il modello
dell’uomo nuovo,
fa’ che lo Spirito Santo
ci insegni ad ascoltare
e a mettere in pratica
il suo Vangelo,
perché tutto il mondo ti conosca
e glorifichi il tuo nome.
Per Cristo nostro Signore.
A.    Amen.

oppure:

O Dio,
che crei e rinnovi l’universo,
donaci di trarre dal nostro tesoro,
che è il Vangelo del tuo Figlio,
cose antiche e nuove,
per essere sempre
fedeli alla tua verità
e camminare in novità di vita
nel tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.
A.    Amen.

Il ministro sale all’altare e si acclama al Vangelo rimanendo in piedi.

 … anche con la Messa …

PRIMO GIORNO 16 dicembre

SECONDO GIORNO 17 dicembre

TERZO GIORNO 18 dicembre

QUARTO GIORNO 19 dicembre

QUINTO GIORNO 20 dicembre

SESTO GIORNO 21 dicembre

SETTIMO GIORNO 22 dicembre

OTTAVO GIORNO 23 dicembre

 

 

PRIMO GIORNO 16 dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Alleluia, alleluia, viene il Signore Alleluia.
Preparate una strada nel deserto
per il Signore che viene!

VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (7, 24-30)
   Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
   «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: «Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via».

Seduti

LETTURA PATRISTICA  
   È un grande elogio di Giovanni dire che egli è voce. Non si dice che è dotato di voce o che possiede una voce, ma che è voce, come egli stesso ha confessato dicendo: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23).
   Ed è voce di un’altra voce. Di chi Giovanni è voce? Di uno che grida. E chi è che grida, se non colui che tutta la vita, tutto il tempo trascorso nella carne, fu grido e appello? […].
   È così che Giovanni fu la prima voce di colui che chiama.
  (Ruperto di Deutz, Commento al vangelo di Marco, 2, 3.)

TESTIMONIANZA
   
«Vorrei che si “perdesse tempo” con i giovani!» A questo invito dell’Arcivescovo il nostro cuore è tornato a mettersi in movimento. L’ultima settimana di agosto noi frati minori di Puglia e Molise con la pastorale giovanile diocesana ci siamo ritrovati nel quartiere Ubertino della città di Bari per “stare” e “perdere tempo” con i giovani che dalle 22.00 sino a notte fonda si ritrovano per stare insieme. È un luogo di frontiera nel quale esistono tante povertà esistenziali derivanti da situazioni familiari e sociali faticose.
   Credo che il tempo in cui viviamo ci chieda una nuova spinta evangelica: la strada! Il Vangelo non è da vivere con la testa e con il cuore, o meglio non solo, ma è da vivere con i piedi.
   È stata una settimana di profondo ascolto, facendoci tornare a un primo annuncio semplice e poco strutturato, che deve mettere in conto la derisione, le battute ambigue e la non accoglienza, ma quando sei lì, ogni sera, presente, ritorni senza giudizio pronto nuovamente a tendere l’orecchio e il cuore, si aprono storie infinite, belle, racconti profondi e legami che possono durare nel tempo.
   Risuona in maniera molto forte nel mio cuore la domanda che Gesù fa alle folle: cosa siete andati a vedere? Lo spettacolo da vedere non era da standing ovation ma piuttosto da ascoltare e riportare nella realtà nel tempo rubato all’alcool e alle sostanze che ogni sera, puntualmente, ti fanno sentire un supereroe.
   Questi giovani risultano essere scomodi come quella voce scomoda di Giovanni il Battista, ma forse aprendosi all’ascolto e all’accoglienza reciproca il disegno che Dio ha sulla nostra vita non sarà reso vano.
  (Fra Francesco Tritto)

Riflessione del celebrante

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione
C.   Acclamiamo Cristo, salvatore del mondo, annunziato dai profeti, e innalziamo a lui la nostra preghiera:

R.   Vieni, Signore Gesù.

–     Verbo eterno, che hai creato l’universo e nella pienezza dei tempi ti sei fatto uomo per la nostra salvezza, vieni e salvaci dal peccato e dalla morte. R.

–     Luce vera, che illumini ogni uomo, vieni e disperdi le tenebre della nostra ignoranza. R.

–     Tu, che sei il nostro liberatore, dona a tutti gli uomini la libertà dei figli di Dio. R.

–     Tu, che hai vinto le barriere della divisione e dell’odio, riunisci al banchetto eterno i morti di tutte le guerre. R.

[fino a qui durante la Messa, poi si prosegue con la presentazione dei doni]

Padre nostro

Orazione (celebrante)
O Dio, tu hai manifestato al mondo,
tra le braccia della Vergine Madre
il tuo Figlio, gloria d’Israele
e luce delle genti;
fa’ che alla scuola di Maria
rafforziamo la sua fede in lui
che vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
A.    Amen.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

 

SECONDO GIORNO 17 dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

ALLELUIA, Antifona «O»        
O Sapienza
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ti estendi ai confini del mondo,
e tutto disponi con soavità e con forza:
vieni, insegnaci la via della saggezza.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo ( 1,1-4; 6; 16-17)
    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar […]
    Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, […]
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
    In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

LETTURA PATRISTICA
    Nella genealogia l’evangelista ha ricordato a proposito di alcuni personaggi relazioni illecite al di fuori della Legge, quando scrive accuratamente e intenzionalmente: Giuda generò Fares e Zara da Tamar (Mt 1,3); e: Il re David generò Salomone da quella che era stata (la moglie) di Uria (Mt I,6). A esse costoro si erano uniti con fornicazione e adulterio.
    Ciò [accadde] perché fosse chiaro che il Cristo è venuto a guarire la nostra natura che ha peccato, è caduta, si è ribellata ed è precipitata in desideri illeciti. E mentre questa fuggiva via, egli la afferrò; e mentre si slanciava e, ribellandosi, correva via, egli la trattenne, la fermò, la fece ritornare e le interdisse la via che [conduce] in basso.
    […]
    Il Cristo ha dunque assunto per sé la consanguineità con questa natura che ha fornicato, per purificarla; con questa [natura] malata, per guarirla; con questa [natura] che è caduta, per risollevarla. E si è unito alla carne con condiscendenza e amore per l’umanità, come anche nel modo che conviene a Dio…
    L’evangelista irride così e svela le passioni della nostra razza, le vergogne, le malattie, vale a dire ciò presso cui la Parola di Dio, a motivo della sua benevolenza, è discesa, al fine di glorificare innanzitutto il suo amore per l’umanità.
    (Severo di Antiochia, Omelie cattedrali, 94)

TESTIMONIANZA
    Cara Comunità, in occasione della preparazione al Natale, ci viene chiesto di riflettere sul senso della missione affidataci da Papa Francesco ad essere chiesa “in uscita”. Nel mio lavoro spesso mi capita di incontrare famiglie divise, persone sole, ragazzi abbandonati a loro stessi o coinvolti in modo strumentale in conflitti tra i genitori, venendo così privati non solo del punto di riferimento affettivo che fino a quel momento era costituito dalla coppia genitoriale unita, ma spesso anche di una delle figure genitoriali che, non di rado, è quella del padre.
    Tutto ciò genera frustrazione, rabbia e disperazione nell’ex coniuge, ma anche desolazione nei figli, portandoli spesso alla deriva.
    Gli strumenti giuridici, purtroppo, non si dimostrano affatto efficaci ad evitare tali dinamiche.
    Sarebbe bello che la comunità ecclesiale si organizzasse per offrire un sostegno a questi figli, che cercasse di istituire un luogo, un territorio neutrale in cui esprimere i propri sentimenti negativi ed avere la possibilità di convertirli attraverso la parola amorevole e risanatrice di nostro signore Gesù, venuto al mondo in segno della vera speranza.
    Papa Francesco ci invia ad essere chiesa missionaria, “con le porte aperte”, ad uscire dai nostri gusci, dai nostri luoghi “comodi” per essere testimoni del Vangelo nel mondo. Sperimentarsi verso l’altro senza pregiudizi, con l’ascolto, eludendo la pigrizia del “non tocca a me”, perché ogni giorno tocca a ciascuno di noi guardare l’altro negli occhi affinché l’amore lo risani e rigeneri. Apriamo le porte e aiutiamo il nostro prossimo a risollevare lo sguardo.
    (Federica Metta Avvocato rotale)

Riflessione del celebrante

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione
C.   Uniti ai nostri fratelli di fede, invochiamo il Signore che ha stretto con il suo popolo un patto di eterna alleanza:

R.   Proteggi, o Signore, la tua famiglia.

–     Raccogli nell’unità coloro che si gloriano del nome cristiano, perché il mondo creda in colui che tu hai inviato, Gesù Cristo nostro Signore. R.

–     Benedici i nostri familiari, amici e conoscenti, diffondi fra di essi il profumo della carità di Cristo. R.

–     Mostra agli agonizzanti la luce del tuo amore, i loro occhi si aprano alla visione della tua gloria. R.

–     Sii misericordioso verso i nostri fratelli defunti, ammettili a godere la beata pace del paradiso. R.

[fino a qui durante la Messa, poi si prosegue con la presentazione dei doni]

Padre nostro…

Orazione
Ti magnifichi, o Signore, il nostro servizio di lode; tu che per la nostra salvezza hai volto lo sguardo all’umiltà della Vergine Maria, dégnati di innalzarci alla pienezza della tua redenzione. Per il nostro Signore.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

 

TERZO GIORNO 18 Dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Alleluia, Antifona «O»        
O Signore,
guida della casa di Israele,
che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,
e sul monte Sinai gli hai dato la Legge:
vieni a liberarci con braccio potente.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo (1,18-21)
    Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
    Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

LETTURA PATRISTICA
    Vedi la bontà di quest’uomo? Non solo non la fece punire, ma non disse niente a nessuno, neppure alla stessa Maria che era oggetto di sospetto, ma pensava tra sé e sé e cercava di nascondere alla stessa Vergine il motivo del suo allontanamento. L’evangelista non ha detto: “Voleva scacciarla”, ma: “Voleva rimandarla”; a tal punto era mite: buono quell’uomo.
    (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 4, 5-6)

TESTIMONIANZA
    Utilizzo sempre la parola fiducia quando spiego ai miei studenti di Economia il funzionamento del sistema finanziario. Si tratta di un sentimento forte su cui poggia la capacità di prendere decisioni in condizioni di rischio ed incertezza e di “camminare” verso un obiettivo.
    Giuseppe, lavoratore e uomo onesto, pur preso dal dubbio e dall’incertezza, ripone la sua fiducia in Dio e decide di intraprendere con Maria un cammino sconosciuto che si rivelerà ricco di grazia, per la protezione e la presenza del Signore.
    Fiducia è la parola su cui si basa l’economia e che permette di sviluppare tanti doni: è il sentimento che sposta il denaro da chi ne ha in eccesso a chi ne ha necessità, che permette di sviluppare attività produttive e commerciali, di dare lavoro e, tramite questo, di nobilitare l’uomo e dare senso alla vita, di perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (fame zero, povertà zero…) per il bene della nostra casa comune, come la chiama papa Francesco. La fiducia consente di affidare i propri risparmi, frutto del lavoro, a chi può custodirli, utilizzarli e restituirli, superando la resistenza con la consapevolezza che esiste un sistema che tutela, salvo casi limite, chi è più esposto.
    La fiducia è importante, come lo è stata per Giuseppe e Maria. Nel nostro tempo va cercata, alimentata e tutelata con norme e comportamenti corretti che possano accrescerla. Non è facile, ma tutti dobbiamo e possiamo impegnarci per questo, con l’aiuto di Dio.
    (Marinetta Intonti Docente Dipartimento economia e finanza – Università di Bari)

Riflessione del celebrante

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione
C.   Innalziamo la comune preghiera a Cristo, Salvatore, nato dalla Vergine Maria: 

R.   Vieni, Signore Gesù.

​-     Figlio di Dio, che vieni come il vero angelo dell’alleanza, fa’ che il mondo intero ti riconosca e ti accolga. R.

–     Verbo di Dio, che ti sei fatto nostro fratello, libera l’umanità dalle oscure suggestioni del male. R.

–     Signore della vita, che hai preso su di te la nostra morte, fa’ che accettiamo dalle tue mani la sofferenza e
la morte. R.

–     Giudice divino, che dài la giusta ricompensa, mostraci la misericordia che non conosce limiti. R.

–     Cristo Signore, morto per noi sul legno della croce, dona il riposo eterno a chi è morto a causa dell’odio
e della violenza. R.

[fino a qui durante la Messa, poi si prosegue con la presentazione dei doni]

Padre nostro…

Orazione
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, Signore; tu, che all’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

QUARTO GIORNO 19 Dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Alleluia, Antifona «O»        
O Radice di Iesse,
che ti innalzi come segno per i popoli:
tacciono davanti a te i re della terra,
e le nazioni t’invocano:
vieni a liberarci, non tardare.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-41)
    In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.


LETTURA PATRISTICA
    Pare che stia facendo una domanda indiscreta alla Vergine, e quasi che questa mia petulanza risulti di imbarazzo alla sua riservatezza. Noto però che la Vergine va turbandosi e tuttavia ecco che risponde e mi avverte: mi chiedi donde a me questo? Ho ritegno a farti conoscere il mio bene, ascolta il saluto da parte dell’angelo e riconosci che in me è la tua salvezza. Credi a Colui al quale ho creduto. Vuoi sapere donde a me questo? Sia l’angelo a risponderti. Dimmi, angelo, donde questo a Maria? L’ho già detto nel saluto: Ave, piena di grazia (Lc 1, 28).
    (Sant’Agostino, Serm. 291, 5-6)

Testimonianza
    L’era pandemica da Covid-19, non ancora terminata, ha visto me, medico oncologo in servizio presso il Policlinico di Bari, e tutto il personale sanitario, proiettati nell’atroce e complessa opera finalizzata sia al controllo della diffusione della malattia che a garantire le cure necessarie per la salvaguardia del cittadino e dei pazienti.
    Da medico, ma soprattutto da cittadina, penso che il quadro emergenziale ha rappresentato e rappresenti un’occasione per dimostrare quanto sia ancora viva la solidarietà. Il cospicuo numero di decessi in Italia e in tutto il resto del mondo, ha spesso messo in secondo piano il gravoso quadro delle “scelte tragiche”, cui gli stessi operatori sanitari hanno dovuto far fronte.
    La cura per i pazienti più fragili – fra cui quelli oncologici – in una situazione così complessa ha spesso generato, tra gli operatori sanitari, sentimenti di sconforto, sofferenza, isolamento e solitudine su cui è doveroso riflettere, proprio alla luce di una solidarietà che ha assunto forme spesso sfocate. Sono sempre stata convinta che non vi sia vita umana che non sia sacra; l’emergenza sanitaria dovrà risvegliare le coscienze riportando il concetto sacro di “salute” entro un perimetro meno egoistico, fatto di cooperazione e reciproco sostegno.
    Ho ancora tanta fiducia perché la preghiera e le parole del Santo Padre, mi danno energia per non demordere mai e credere nel prossimo! Nella Lettera Apostolica Patris corde, egli ha paragonato chi si sta adoperando per gli altri in questa pandemia “all’uomo che passa inosservato”, come San Giuseppe: “Le nostre vite sono sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia.”
    (Stefania Stucci Medico oncologo al Policlinico di Bari)

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione
C.  Uniamoci alla santa Chiesa, che attende con fede il Cristo suo sposo e acclamiamo:

R.   Vieni, Signore Gesù.

–     Verbo eterno, che nell’incarnazione hai rivelato al mondo la tua gloria, trasformaci con la tua vita divina. R.

–     Ti sei rivestito della nostra debolezza, infondi in noi la forza del tuo amore. R.

–     Tu, che sei venuto povero e umile per redimerci dal peccato, accoglici nell’assemblea dei giusti, quando verrai nella gloria. R.

–     Tu, che governi con sapienza e amore le tue creature, fa’ che tutti gli uomini promuovano il progresso nella libertà e nella pace. R.

–     Tu, che siedi alla destra del Padre, allieta con la visione del tuo volto quelli che solo alla fine conobbero l’amore e la speranza. R.

[fino a qui durante la Messa, poi si prosegue con la presentazione dei doni]

Padre nostro…

Orazione
Signore Dio, che hai esaudito la preghiera di Zaccaria, tuo sacerdote, concedi anche a noi la gioia e l’esultanza per la venuta del Messia e fa che speriamo contro ogni speranza nel compimento delle tue parole. Esaudiscici, Dio benedetto ora e nei secoli dei secoli.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

QUINTO GIORNO 20 Dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

Alleluia, Antifona «O»        
O Chiave di Davide,
scettro della casa di Israele,
che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi, e nessuno può aprire:
vieni, libera l’uomo prigioniero,
che giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)
    Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
    A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

LETTURA PATRISTICA
    Alla vergine apparve Gabriele, ministro del mistero della venuta del re e proclamò: Rallegrati, piena di grazia! Il Signore è con te! (Lc 1,28).
    […]
    Ascolta, figlia, e porgi l’orecchio al messaggio di Gabriele, perché, a causa di questo messaggio e del lieto annuncio che ti viene portato, noi abbiamo cancellato, come si cancella una parola amara con un dolce discorso, il veleno della disobbedienza, quel veleno che l’astuto serpente aveva versato nelle orecchie di Eva, rendendone partecipe l’intera umanità, e così ora siamo in grado di sottometterci e di obbedire solo ai comandamenti del nostro creatore.
    (Fozio, Omelie sull’Annunciazione 2, 5)

Testimonianza
    Insegno da diversi anni e sento questo ruolo come una “vocazione”: ogni giorno sono “chiamata” ad aiutare ciascun bambino a scoprire l’universo che ha dentro di sé per tirarlo fuori e diventare ciò che lui e solo lui è e può diventare, un dono unico per l’umanità. Ogni giorno a scuola si cresce insieme come una famiglia, composta da bambini, operatori scolastici, genitori… a volte avverto un certo senso di smarrimento diffuso: anziché assaporare con stupore la gioia del cammino, se ne percepisce la sola fatica.
    Forse perché la scuola, oggi più che mai, ha bisogno di ritrovare la bussola, di essere orientata verso la consapevolezza del suo senso pieno. I bambini osservano, s’interrogano, cercano risposte alle loro domande, perché il turbamento dell’ignoto trovi pace nella certezza di risposte vere, per crescere sereni con il cuore e con la mente.
    Mi domando in prima persona se sono davvero in grado di fornire queste risposte, se so aiutare tutti e ciascuno a ricercare la verità, se le loro domande di senso trovino davvero una risposta certa e sicura. Come fare per indirizzare, per indicare la strada, se non si fa loro conoscere quale sia la vera meta.
    Solo Gesù è l’unico vero maestro, a lui solo possiamo dire il nostro “sì”. Servirebbe uno sguardo nuovo, un’azione pastorale unitaria che coinvolga tutti gli attori del mondo della scuola, d’altra parte nessun credente è escluso da un ruolo missionario che conduca alla scoperta di Cristo. Ne va dell’intera comunità sociale, oltre che ecclesiale.
    (Roberta Ancona Insegnante scuola dell’infanzia “A.Frank”- Bari)

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione
C Alla fine dei tempi il Cristo si manifesterà nello splendore della gloria. La Chiesa lo saluta e lo invoca: 

R.   Vieni, Signore Gesù.

​-     Cristo nostro Salvatore, che nascendo dalla Vergine hai liberati dal giogo della legge antica, compi in noi l’opera della tua redenzione. R.

–     Tu, che hai condiviso la nostra condizione umana, fa’ che partecipiamo alla tua vita divina. R.

–     Per il mistero della tua venuta accendi in noi il fuoco della tua carità, realizza le nostre aspirazioni di giustizia e di pace. R.

–     Tu, che ora ci fai camminare nell’oscurità della fede, fa’ che un giorno ti possiamo contemplare nella        gloria. R.

– Scenda su tutti i defunti la rugiada della tua misericordia, splenda ad essi la luce del tuo volto. R.

[fino a qui durante la Messa, poi si prosegue con la presentazione dei doni]

Padre nostro…

Orazione
Tu hai voluto, Padre, che all’annunzio dell’angelo la Vergine immacolata concepisse il tuo Verbo eterno e, avvolta dalla luce dello Spirito Santo, divenisse tempio della nuova alleanza: fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

SESTO GIORNO 21 Dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Alleluia, Antifona «O»        
O Astro che sorgi,
splendore della luce eterna, sole di giustizia:
vieni, illumina chi giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)
    In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
    Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

LETTURA PATRISTICA
    La giovane e l’anziana, come è detto, si videro: il mattino e la sera si incontrarono e si abbracciarono (cf. Lc 1, 40).
Maria è il mattino e porta il sole di giustizia (cf. Ml 3, 20); Elisabetta, invece, è la sera che porta la stella luminosa (cf. Gv 5,35).
    Venne il mattino e salutò la sera sua compagna, e la sera si commosse al vedersi abbracciare dal mattino.
La Vergine ragazza era prudente e umile e come madre onorò l’anziana quando questa l’accolse.
Ma poiché la stella non poteva accogliere il sole, al suo apparire sussultò e affrettandosi cominciò a esultare (cf. Lc 1, 41-44).
    La luce del mattino si incontrò con l’oscurità della sera e la scosse, e questa non poteva sopportare i suoi raggi.
La giovane parlò, e il figlio dell’anziana si commosse e stupì, e il Verbo scosse la voce perché si manifestasse.
(Giacomo di Sarug, Omelia sull’Annunciazione 121-152)

Testimonianza
    Come Maria si alzò e andò in fretta verso una città di Giuda, da Elisabetta che aveva bisogno, anche il mondo dell’informazione necessita di elevarsi prima che sia troppo tardi.  In Italia, nel mondo, si sta vivendo la ripartenza dalla pandemia, le cui rovine sono presenti anche nel giornalismo.
    La crisi dell’editoria sta portando all’appiattimento e all’omologazione delle notizie. Il messaggio di Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali parlava di “informazione preconfezionata” che sempre meno riesce ad intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone. Ci invitava, pertanto, a consumare le suole delle scarpe, a recuperare la capacità di inchiesta. L’invito è a dire parole giuste, a non temere solo la violenza ma anche l’indifferenza.
    Ci sono tanti giovani colleghi che hanno domande di senso a cui si devono delle risposte. Il rischio è che si perda un’intera generazione di giornalisti. Poi, «entrò in casa, la salutò”. Qui, Maria riconosce la sua dignità. Le vittime di usura, minacciate e perseguitate, fenomeno sul quale vige l’omertà a costo della vita, riescono a trovare il coraggio di denunciare i loro aguzzini quando si sentono abbracciate dal perdono dei famigliari e accolte dalle Fondazioni Antiusura che le inseriscono in un percorso di recupero della loro esistenza, non solo economica, ma anche sociale e affettiva. 
(Michela Di Trani, Portavoce Consulta naz. Antiusura, Presidente UCSI Puglia)

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione

C.    A Cristo, che ci ha liberati dalle tenebre del peccato, rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera:
R.   Vieni, Signore Gesù.

–     Signore, raduna in una sola famiglia i popoli della terra, rinnova con essi il patto di eterna alleanza. R.

–     Agnello di Dio, che sei venuto a togliere i peccati del mondo, liberaci dai fermenti della lussuria, della violenza
e dell’orgoglio. R.

–     Tu, che sei venuto a salvare l’umanità decaduta, nel tuo avvento glorioso non condannare coloro che hai redento. R.

–     Tu, che ci attiri con la forza della fede, fa’ che giungiamo al porto della gioia eterna. R.

–     Tu, che verrai a giudicare i vivi e i morti, ammetti i nostri familiari e amici defunti nella gioia dei santi. R.

Padre nostro…

Orazione
Ascolta, Signore, le preghiere del tuo popolo in attesa del tuo Figlio che viene nell’umiltà della condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi, quando egli verrà nella gloria. Per il nostro Signore. AMEN.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

SETTIMO GIORNO 22 Dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Alleluia, Antifona «O»        
O Re delle genti,
atteso da tutte le nazioni,
pietra angolare che riunisci i popoli in uno,
vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (1,46-48)
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

LETTURA PATRISTICA

    Questo deve essere il nostro desiderio: che la nostra anima magnifichi il Signore in ogni singola cosa, concepisca la Parola di Dio, la generi e la nutra, ricordi il santo scambio della nostra salvezza e il modo in cui è stata salvata dalla sua iniquità senza averlo meritato ed è stata redenta dal sangue di Cristo per sola e gratuita bontà di Dio. […]

    Chi, dico, avrebbe potuto pensare che colui che porta il mondo sarebbe stato portato dalle braccia di una donna? Che colui che è il pane degli angeli (cf. Sal 77 [78],25) sarebbe stato nutrito? Che la potenza dei cieli sarebbe divenuta debole? Che la vita di tutti sarebbe morta? Perciò in tutte queste cose l’anima di Maria magnifichi il Signore e lo magnifichi anche la nostra.
    (Ambrogio Autperto, Omelia per la festa dell’Assunzione della beata Maria 208, 7)

Testimonianza

    Ogni giorno come donna, mamma, moglie e imprenditrice, è una sfida armonizzare gli aspetti della vita, senza far mancare niente alle persone che amo, agli amici, ai parenti e a tutti coloro che non per caso Dio mi mette accanto.
    Quando tutto sembra una perdita (perché la vita chiede tante rinunce), pensando al Magnificat che Maria recita, io cerco di provare in me il senso della gratitudine, perché secondo la logica del vangelo e sul suo esempio, è un guadagno.
    Ogni volta che rinuncio ad avere l’ultima parola in un contesto competitivo o aggressivo, è un guadagno d’amore, ogni volta che perdo la mia logica di ambizione umana, è un guadagno di amore, ogni volta che non mi sento completa è un guadagno d’amore, ogni volta che sento su di me un pregiudizio maschilista, è un guadagno d’amore, ogni volta che la salute cala per la molteplicità dei ruoli che svolgo a servizio della società, è un guadagno d’amore.
    Di recente avevo assunto una segretaria con un tirocinio formativo e prima di tutto ero stata attenta a darle sostegno, calore umano, rispetto dei suoi bisogni anche personali, oltre che formativi, insegnandole tutto quanto necessitava di sapere alla sua prima esperienza di lavoro, dalle capacità tecniche al comportamento da assumere in azienda e con i clienti. Dopo 6 mesi, mi annuncia di voler partire fuori Bari per un bisogno personale. Mi è crollato il sogno di uno sviluppo avviato della società, grazie alla sua presenza attenta e collaborativa. Nel frattempo, però, lei è partita ed ha trovato la propria strada forse anche grazie all’esperienza fatta con me e a quella donazione totale fatta di me stessa, come professionista e come persona.
    Umanamente sono stata molto rammaricata e risentita. Poi ho ricordato quella frase che dice “nessun prossimo ci sfiori invano” e mi sono ricordata che ciò che conta nell’amore è aver amato. La situazione non è ancora del tutto risolta per la mia azienda, ma sono certa che tutto concorre al bene per coloro che amano il Signore. Ogni perdita è un guadagno. Con la segretaria ci sentiamo e condividiamo un pensiero sul vangelo del giorno, la situazione della sua famiglia e ciò che accade nella mia società, a cui lei è ancora attenta e verso cui mostra premura e attenzione, anche rendendosi ancora disponibile su attività non concluse. L’amore tra noi è rimasto, al di là della situazione professionale.
    Emanuela Megli – Coach e formatrice

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione

C.    A Cristo, che umiliò se stesso per amore dell’umanità,
innalziamo il grido dell’attesa e della speranza:
    R.   Vieni, Signore Gesù.

–     Signore, che sei venuto a guarire i malati e a salvare
i peccatori,  libera i corpi e le anime dall’oppressione del male. R.

–     Tu, che non esiti a chiamare tuoi fratelli coloro che
 hai redenti, non permettere che ci separiamo mai dal tuo. R.

–     Aiutaci ad accogliere con animo aperto il dono della
salvezza, perché non siamo condannati nell’ora del rendiconto
finale. R.

–     Tu, che ci apri le insondabili ricchezze della tua bontà, 

       fa’ che otteniamo la corona della gloria che non
appassisce mai. R.

–     Ti raccomandiamo i nostri Pastori defunti e tutti coloro
che ci hanno fatto del bene, 

       fa’ che vivano con te nella gioia del paradiso. R.

Padre nostro…

Orazione
    O Dio, che nella venuta del tuo Figlio hai risollevato l’uomo dal dominio del peccato e della morte, concedi a noi, che professiamo la fede nella sua incarnazione, di partecipare alla sua vita immortale. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)

OTTAVO GIORNO 23 dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

Alleluia, Antifona «O»        

O Emmanuele,

nostro re e legislatore,

speranza e salvezza dei popoli:

vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,63-66)
[Zaccaria] chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?».
E davvero la mano del Signore era con lui.

LETTURA PATRISTICA

Oggi la voce della Parola scioglie la voce del padre trattenuta dalla mancanza di fede e manifesta la bella fecondità della chiesa sciogliendo i vincoli della sterilità materna. Avanza la lampada che ospita la luce (cf. Gv 5,35), il raggio indica la venuta del sole di giustizia (cf. Ml 3,20), che viene a riplasmare tutti e a salvare le nostre anime.

Liturgia bizantina, Mineo del 24 giugno

Testimonianza

Quando sono entrata per la prima volta in classe come insegnante, una delle mie paure era quella di non riuscire a ricordare tutti i nomi degli studenti. Conoscere il nome di qualcuno, infatti, equivale a conoscere un principio di identità; saperlo ricordare implica accogliere l’unicità della persona che si ha di fronte. Il segreto, ho capito poi, stava nell’ascoltare quei nomi con attenzione ogni volta che venivano pronunciati. Spesso, nella nostra quotidianità, possiamo ritrovarci nei panni di Zaccaria: nell’incontro con l’altro, Dio semina delle sfide, e se queste sono troppo faticose preferiamo la strada meno tortuosa. È allora che iniziamo a dare alle persone i nomi che ci risultano più comodi, cercando di farle aderire agli schemi ai quali siamo abituati e nei quali ci sentiamo più al sicuro. Se, al contrario, ci sforzassimo sempre di ascoltare i nomi per noi sconosciuti; se facessimo del nostro meglio per comprendere l’altro, etimologicamente prenderlo con noi, renderlo parte di noi, senza imporre alcunché; se insomma davvero percepissimo l’alterità come un dono, forse riusciremmo ad ascoltare nel nome dell’altro non ciò che ci fa comodo sentire, ma il messaggio – spesso scomodo perché sempre vero – di Dio.

Alessandra Nanna

Docente

Riflessione del celebrante

Seguono alcuni istanti di silenzio.

In piedi

Preghiera di intercessione

C.    Invochiamo con fede il Cristo, che è venuto a portare
il lieto annunzio ai poveri:
  

R.   Signore, tutti i popoli vedano la tua gloria.

–     Cristo, rivèlati a chi ancora non ti conosce, 

       fa’ che ogni uomo possa gustare la gioia della tua
amicizia. R.

–     Il tuo nome risuoni fino ai confini della terra, 

       tutte le genti trovino la via che conduce a te. R.

–     Tu, che sei venuto a redimere l’umanità, 

       vieni ancora, perché il tuo popolo non perisca,
ma abbia la vita eterna. R.

–     Tu, che hai dato agli uomini la libertà dei figli di
Dio, conservaci il dono che hai conquistato a prezzo
    del tuo sangue. R.

–     Tu, che sei il giudice del mondo, 

       ricompensa con la gioia eterna coloro che sono
morti nei campi di sterminio. R.

Padre nostro…

Orazione   
  

O Dio onnipotente ed eterno, è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Benedizione e canto finale

NONO GIORNO 24 Dicembre

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

Alleluia, Antifona «O»        

È nato per noi un bambino,

un figlio ci è stato donato:

il potere riposa sulle sue spalle,

il suo nome sarà:

messaggero di un grande disegno.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (1,67-68; 78-79)
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
[…]

Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

LETTURA PATRISTICA

Il Signore ci ha visitato, manifestandosi nella carne e ci ha cercato e giustificato perché peccando, ci eravamo allontanati da lui. Ci ha visitati come un medico i malati, lui che per risanare l’inveterata infermità della nostra superbia ci ha offerto il nuovo esempio della sua umiltà. Ha redento il suo popolo, lui che ha liberato a prezzo del suo sangue noi che eravamo venduti al peccato e asserviti all’antico nemico. A ragione, dunque, l’Apostolo ci esorta dicendo: Siete stati comperati a caro prezzo, glorificate e portate Dio nel vostro corpo (I Cor 6, 20)…

Beda il Venerabile, Omelie 2, 20b

Testimonianza

Ciao, sono Dedi e ho una scuola di teatro per tutte le fasce di età.

«Avere sei anni fa schifo» è la frase detta da una bambina nel primo incontro di presentazione di un laboratorio teatrale.

Prima di pronunciare il suo nome, fare un gesto, con questa dura osservazione lei ha raccontato se stessa. Immaginate la mia reazione esterrefatta! Perché quella bambina ha declamato la sua verità, e quell’osservazione non può essere semplicemente giudicata: avere l’età della spensieratezza, gli anni del gioco, del divertimento, e percepire che il mondo “fa schifo” è un’emozione che deve essere compresa.

Ovviamente, questo è un esempio amplificato, però vero è che tutti in un laboratorio portiamo il nostro mondo, il nostro percorso, le qualità e i difetti, il background esperienziale su cui si cristallizzano le nostre sovrastrutture e le dinamiche che reiteriamo, spesso senza esserne consapevoli; ed è proprio a quel mondo che il percorso serve: il gioco del teatro coopera alla crescita personale e opera per scardinare, approfondire e capire che cosa succede in e attorno a noi. E, questo vale non soltanto per i bambini, ma per tutti!

E questo credo sia il mio compito, contribuire alla maturazione umana attraverso l’impegno educativo che un laboratorio di teatro impone insegnando prima di tutto la validità del gruppo e non del singolo individuo.

Ogni giorno, il contatto con le persone significa andare incontro alle loro ferite fisiche, quando lavoro nei centri di igiene mentale, o morali, quando lavoro con ragazzi adolescenti, vittime di bullismo, offrendo un sostegno di speranza alle loro vite.

Il teatro come lo sport e l’arte non sono riempitivi ma spazi di crescita ed educazione per le future generazioni, e, come ha insegnato san Giovanni Bosco, uno spazio che la Chiesa non può abbandonare. Non sarebbe giusto nei confronti della sua stessa identità e della sua storia.

Dedi Rutigliano

Docente IPS – Bari

Riflessione del celebrante

Seguono alcuni istanti di silenzio

In piedi

Preghiera di intercessione

C.  Adoriamo Cristo, che umiliò se stesso, assumendo la condizione di servo, e divenne simile a noi in tutto, fuorché nel peccato. A lui s’innalzi la nostra preghiera:
        

R.   Vieni, Signore Gesù.

–     Entrando nella storia, hai aperto la nuova era predetta dai profeti,
fa’ che la tua Chiesa rifiorisca in giovinezza perenne. R.

–     Hai voluto rivestire la nostra condizione mortale,
sii luce ai ciechi, vigore ai deboli, conforto ai sofferenti.R.

–     Sei nato nell’umiltà del presepe,
guarda ai poveri del mondo e dona a tutti prosperità e pace. R.

–     Hai portato agli uomini il lieto annunzio della salvezza, fa’ risplendere agli occhi dei morenti la speranza della nuova nascita nel tuo regno. R.

–     Sei disceso sulla terra per farci salire al cielo,
riunisci con te nella gloria i nostri fratelli defunti. R.

Padre nostro…

Orazione   

O Dio, che ogni anno ci fai vivere nella gioia questa vigilia di Natale, concedi che possiamo guardare senza timore, quando verrà come giudice, il Cristo tuo Figlio che accogliamo in festa come Redentore. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Benedizione e canto finale (Es. Vieni Signore Gesù, n. 23)